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Tra incendi e alluvioni: «È stato impressionante»

TICINO/GRECIATra incendi e alluvioni: «È stato impressionante»

27.09.23 - 18:30
La testimonianza di Gianmarco Rutz, loadmaster ticinese, che ha preso parte alla missione di soccorso svizzera in Grecia.
Sam Bosshard
Tra incendi e alluvioni: «È stato impressionante»
La testimonianza di Gianmarco Rutz, loadmaster ticinese, che ha preso parte alla missione di soccorso svizzera in Grecia.

ALESSANDROPOLI - Prima gli incendi, poi le alluvioni. Tra agosto e settembre la morsa del maltempo ha stretto la Grecia prima con le fiamme e in seguito con l’acqua. Il caldo, la siccità e i forti venti hanno alimentato per settimane roghi in tutto il paese, prima di passare il testimone alle piogge torrenziali che si sono abbattute con estrema violenza.

La testimonianza di un ticinese - Una situazione drammatica impossibile da gestire per le sole forze elleniche. La macchina della solidarietà internazionale si è subito attivata e anche la Svizzera ha risposto presente agli appelli di soccorso di Atene. Un primo distaccamento di specialisti è partito venerdì primo settembre per visionare la base aerea di Alessandropoli e per preparare l'arrivo del resto della squadra che ha raggiunto la Grecia il giorno dopo: un team composto da tre elicotteri Super Puma, 23 membri del corpo professionale dell’Esercito (in particolare delle Forze aeree) e da tre esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA). «È stata una missione abbastanza particolare. La squadra era composta da persone provenienti da diverse basi aeree della Svizzera», ci ha spiegato Gianmarco Rutz, loadmaster ticinese che ha preso parte ai soccorsi svizzeri.

I compiti di un loadmaster - La missione è iniziata con lo scopo di assistere i servizi di emergenza locali alla lotta contro gli enormi incendi che si sono sviluppati nella zona di Alessandropoli, nel nord-est del paese. Ma andiamo con ordine; quali sono i compiti di un loadmaster? «È la persona che si occupa della gestione dell’elicottero dal lato tecnico», ha puntualizzato l'assistente pilota ticinese. Rutz si occupa quindi di tutti i controlli prima, durante e dopo il volo.

«Verifichiamo che tutti i sistemi funzionino correttamente. Inoltre assistiamo il pilota per i voli di carico. Siamo i tecnici a terra o in cabina responsabili della preparazione». In Grecia Rutz si occupava inoltre al controllo e alla preparazione della bambi bucket, il contenitore che viene agganciato all’elicottero per trasportare l’acqua. «Carichiamo l’acqua nei laghi e poi riversiamo sulle fiamme».

Il vento e l'oscurità: le complicazioni della missione - Le operazioni del team svizzero si sono svolte senza particolari intoppi. Solo alcune piccole complicazioni che non hanno però condizionato il buon esito della missione. «Abbiamo dovuto adattarci alle condizioni locali. Non è come lavorare in Svizzera dove siamo abituati ad avere a disposizione la nostra struttura e gli hangar dove custodiamo gli elicotteri durante la notte. In Grecia i mezzi restavano all’esterno; la sera bisognava quindi coprirli per proteggerli dalle intemperie, dal vento e dallo sporco. Inoltre questa situazione complicava l’ispezione del velivolo. Tornavamo alla base quando era già buio e non c’erano luci esterne. Per controllare i tre elicotteri usavamo quindi le torce tascabili». Un altro aspetto da non sottovalutare sono state le differenze linguistiche. «Il team comprendeva meccanici provenienti da altre basi svizzere. Il fattore della lingua però è stato gestito molto bene».

270 tonnellate di acqua - Cinque giorni molto intensi per un totale di 27 ore di volo e l’impiego di quasi 270 tonnellate di acqua riversata sulle fiamme. «Sono state giornate molto lunghe e impegnative. Il loadmaster è sempre il primo ad arrivare in aeroporto per preparare la missione. Controlla tutto, prende parte all’operazione e una volta rientrati alla base deve ispezionare l’elicottero un’ultima volta. Siamo i primi che arrivano e gli ultimi che lasciano la base». Oltre ad alcuni imprevisti logistici, anche le condizioni metereologiche non sono sempre state ottimali. «Soffiava un vento molto forte che complicava la precisione del lancio dell’acqua sulle fiamme. Anche a terra eravamo comunque confrontati con questo vento forte. Bisognava fare attenzione a non lasciare in giro materiale leggero sull'aeroporto». 

«Un incendio devastante» - Gli incendi che sono scoppiati a nord della Grecia hanno assunto proporzioni enormi. «Quando siamo giunti a Alessandropoli in volo, già in fase di avvicinamento, vedevamo all’orizzonte le fiamme e la densa cappa di fumo. Si percepiva l’odore di bruciato nell’aria. Quando seguivamo in volo i piloti per dei lanci mirati e per pescare l’acqua in zone complicate mi rendevo conto di quanto fosse vasto l’incendio. Era impressionante. Volavamo per parecchi minuti e il paesaggio era sempre lo stesso: alberi bruciati e terra devastata. Un'estensione mai vista paragonata agli incendi che scoppiano qui in Ticino».

Dalle fiamme alle alluvioni - Con il passare dei giorni però la missione svizzera si è tramutata in un’azione di salvataggio delle persone colpite dalle violenti alluvioni che si sono abbattute sulla regione della Tessaglia. «Siamo partiti dalla Svizzera con l’obiettivo di spegnere incendi. Tutto il materiale era improntato alla lotta contro le fiamme. È stato un grande cambiamento nell’organizzazione della missione». Uno stravolgimento di piani che non ha colto impreparata la squadra svizzera. «Abbiamo organizzato un briefing tra di noi per fare il punto della situazione e capire quali mezzi avevamo a disposizione. Ci siamo chiesti: cosa possiamo offrire? Come possiamo aiutare la popolazione?».

Isolati per giorni - Giunti nella regione della Tessaglia, fortemente colpita dalle piogge torrenziali, il team svizzero si è occupato del trasporto delle persone rimaste bloccate nelle loro abitazioni a causa dell’acqua. «La priorità è stata data alle persone anziane. Molte persone sono rimaste isolate completamente dal resto del mondo per giorni. È stato impressionante perché non avevano nessuna idea di quello che era successo. Si sono rese conto della portata della catastrofe solo quando ci siamo alzati in volo: era tutto sommerso. Erano scioccate. Non funzionava la corrente elettrica, non c’era acqua potabile e internet non funzionava». Un’azione che ha tratto in salvo 36 persone, tra vittime delle inondazioni e soccorritori. 

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COMMENTI
 

Granzio 7 mesi fa su tio
Molto bene, grazie Esercito Svizzero

Renfibbioli@gmail.com 7 mesi fa su tio
Bravi!! Questo è l'aiuto migliore e giusto che si dovrebbe dare, sul posto.

Lukas82 7 mesi fa su tio
Bravi, l 'aiuto diretto sul posto è la cosa migliore.

airman21 7 mesi fa su tio
Complimenti!!
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