Swissmedic partecipa a una task force con l'UFSP: l'obiettivo è garantire un prodotto per tutta la popolazione.
La vaccinazione su larga scala? Non sarà effettuata prima della metà del 2021.
BELLINZONA - Una volta le chiacchierate avevano temi ben precisi: soldi, lavoro, calcio, vacanze. Non necessariamente in questo ordine. Ora l'argomento principale è ovviamente il coronavirus, con tutto quello a esso collegato. Tra le tante divagazioni sulla materia, quella che riesce a catalizzare l'attenzione dei più è ovviamente quella relativa a un vaccino che potrebbe riportarci alla normalità. Ma che non arriverà tanto presto.
«Nessuno può prevedere quanto tempo ci vorrà perché un vaccino possa essere disponibile in quantità sufficienti - ha raccontato Claus Bolte, Capo Settore Omologazione di Swissmedic - In generale, il crescente numero di “progetti” registrati presso l'OMS dà motivo di speranza. Cinque di questi sono già alla Fase 1 e stanno testando il prodotto su volontari sani. A seconda dei risultati di questi test, studi di Fase 2 e 3 potrebbero iniziare già nella seconda metà dell'anno. Tuttavia, molto dipenderà anche dalla possibilità di garantire la produzione di grandi quantità nella qualità richiesta».
Sono in corso test per sviluppare il vaccino in Svizzera?
«Sì, vari gruppi di ricerca sono attivi; la sfida di sviluppare, produrre e procurare un vaccino è d'altronde una priorità per le Autorità. È stata quindi istituita, presso l'Ufficio federale della sanità pubblica, una task force sul "vaccino Covid-19", con esperti dell'Amministrazione federale, di Swissmedic, di scienza ed economia. L'obiettivo è quello di accelerare la ricerca e lo sviluppo, così da garantire l'accesso più rapido possibile per la popolazione svizzera a un prodotto sicuro ed efficace. Allo stesso tempo, il gruppo di lavoro vuole fornire un contributo affinché tutti i Paesi possano avere “equamente” la soluzione al coronavirus».
Dal momento in cui un vaccino verrà trovato e registrato, quanto si dovrà attendere perché sia disponibile per tutti?
«Nella migliore delle ipotesi, un vaccino sarà disponibile al più presto entro la fine dell'anno e una vaccinazione su larga scala potrebbe cominciare a metà 2021».
Almeno all'inizio non ci sarà una dose disponibile per ogni cittadino. Al momento qual è la capacità di produzione dei vari laboratori?
«Questo non è prevedibile. Nell'ambito della valutazione della produzione nazionale, l'UFSP sta attualmente discutendo con quattro potenziali candidati per lo sviluppo del prodotto, al fine di identificare le rispettive esigenze e coordinare un sostegno mirato».
C'è la possibilità, vista la situazione, che il vaccino sia distribuito gratuitamente?
«Non commentiamo i prezzi dei medicinali. Swissmedic non è responsabile per questioni relative a costi e rimborsi».
Di quattrini, insomma, non si vuol parlare. E non lo fa neppure Santésuisse, che ha passato la palla all'industria farmaceutica. Senza scendere nel dettaglio, la maggiore associazione mantello degli assicuratori malattia svizzeri ha tuttavia lasciato intendere come potranno essere divisi i costi del trattamento.
«Un vaccino sarebbe una benedizione per tutti - ha specificato Ivo Giudicetti, portavoce di Santésuisse - Se si rendesse disponibile, sarebbe importante stabilire un programma nazionale di vaccinazione che sia sostenuto congiuntamente dalla Confederazione, dai Cantoni e dalle casse malati».
Il costo del trattamento sarà compreso nella quota obbligatoria già versata dai cittadini?
«Quando parlo di "programma nazionale di vaccinazione sostenuto congiuntamente dalla Confederazione, dai Cantoni e dalle casse malati", mi riferisco appunto al sostegno finanziario. Ossia a un finanziamento misto delle vaccinazioni contro i coronavirus, una ripartizione tra assicuratori malattia (quindi gli assicurati) da una parte e Confederazione con i Cantoni dall’altra (quindi i contribuenti)».