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12.02.24 - 15:06
Quando il paziente apre la sua dimensione interiore al racconto ed all’elaborazione dei vissuti emotivi
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Quando il paziente apre la sua dimensione interiore al racconto ed all’elaborazione dei vissuti emotivi

Luigi Romano è un consulente spirituale, che da anni si prende cura di pazienti presi in carico dalle cure palliative sia in regime stazionario che domiciliare.

Oggi lo intervistiamo per farci spiegare in cosa consiste il suo lavoro e quali sono i benefici che ne traggono i pazienti e le loro famiglie.


Buongiorno Luigi, oggi siamo qui per parlare del suo servizio, che è estremamente particolare. Potrebbe presentarsi brevemente?

Buongiorno Gianmarco e grazie per questa intervista. Mi chiamo Luigi Romano e lavoro come consulente spirituale di rete da 7 anni. La rete in cui mi muovo è composta da diversi setting di cura: sono presente all’interno della Clinica di Cure Palliative dell’ospedale San Giovanni di Bellinzona, nel reparto di cure palliative della clinica Varini a Locarno e, attraverso la Fondazione Hospice, riesco anche a visitare i pazienti al loro domicilio.


Come descriverebbe la sua attività di consulente spirituale per i pazienti che è chiamato a seguire?

La consulenza spirituale si occupa dell’ascolto della dimensione spirituale, una delle quattro dimensioni che compongono l’essere umano. Queste quattro dimensioni (fisica, psicologica, sociale e spirituale) non sono separate, ma sono in relazione tra loro e hanno figure interdisciplinari specifiche, che si occupano della loro presa in carico. La presa in carico della dimensione spirituale vien attuata attraverso l’ascolto attivo, empatico e non giudicante dei vissuti del paziente, rispetto al percorso di malattia o di fine vita.


È giusto affermare che il consulente spirituale, in qualche modo, cura l’anima? E che dolore c'è nell’anima dei pazienti?

Direi che quest'affermazione è giusta e che il consulente spirituale si prende cura della dimensione spirituale, mettendola in relazione con le altre tre dimensioni. Proprio perché esistono quattro dimensioni, potremmo ritrovare in un paziente anche quattro tipi di dolore: fisico, psicologico, sociale e spirituale. Quando in un paziente si riscontrano tutti i quattro tipi di dolore vuol dire che siamo in presenza di un Total Pain. Quindi si, esiste un dolore spirituale, tipico di questa dimensione, legato alla perdita di significato, alla disarmonia e alla perdita dell’orizzonte di senso.


Quali sono le tipologie di utenti o di pazienti che accedono alla sua consulenza spirituale?

I pazienti che seguo nei diversi setting di cure palliative sono persone che hanno ricevuto una diagnosi di malattia cronica, evolutiva e a prognosi infausta. L’obiettivo delle Cure Palliative è di migliorare la qualità della vita della persona e dei suoi familiari e questo viene attuato anche attraverso la consulenza spirituale.

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Potrebbe descrivere i principali bisogni che riscontra nei pazienti?
Attraverso l’ascolto attivo, empatico e non giudicante, cerco di capire quali sono i valori spirituali che stanno sostenendo il paziente nel percorso di avvicinamento alla morte ed i suoi bisogni spirituali. Il bisogno emerge quando il valore sotteso viene messo in crisi; primo passo è quindi provare, se possibile, a riattivare quel valore per poi rispondere al bisogno stesso.

I bisogni spirituali, come i valori, sono tanti; il più importante è sicuramente quello che caratterizza la dimensione spirituale, ovvero la ricerca di significato e senso. Tutte le persone nella loro vita, attraverso la dimensione spirituale, vanno alla ricerca di significato e senso; a maggior ragione questa ricerca emerge durante la malattia, momento in cui la persona si chiede il significato ed il senso di quell’esperienza complessa che sta vivendo.

Altri bisogni spirituali possono essere, per esempio, il bisogno di amare e di sentirsi amati, il bisogno di chiudere le situazioni in essere, di fare scelte etiche o morali importanti, il bisogno di continuare ad essere considerati soggetto e non soltanto oggetto delle cure. Insomma, i bisogni sono tanti e noi, come consulenti spirituali, proviamo a capirli attraverso il colloquio e a far sì che la persona, attivando le proprie risorse, possa in qualche modo rispondere a quei bisogni.


In media, quanto dura un percorso di consulenza al paziente? Per quanto tempo offrite questo tipo di sostegno?

L’aspettativa di vita di un paziente è legata a molti fattori e non è prevedibile con certezza; in genere seguo i pazienti durante il loro ricoveri nei due setting stazionari e al domicilio per un tempo di alcune settimane, tempo legato anche alle energie del paziente che nel fine vita tendono a diminuire drasticamente.

Quali sono, invece, i principali benefici che i pazienti riscontrano grazie al suo sostegno?

In media, quanto dura un percorso di consulenza al paziente? Per quanto tempo offrite questo tipo di sostegno?

L’aspettativa di vita di un paziente è legata a molti fattori e non è prevedibile con certezza; in genere seguo i pazienti durante il loro ricoveri nei due setting stazionari ed al domicilio per un tempo di alcune settimane, tempo legato anche alle energie del paziente che nel fine vita tendono a diminuire drasticamente.


Quali sono, invece, i principali benefici che i pazienti riscontrano grazie al suo sostegno?

In accordo con la Dignity Therapy, la Terapia della Dignità, il paziente ha modo di raccontarsi attraverso la propria biografia spirituale, che definiamo tale in quanto è più di una biografia, perché il paziente inserisce nei suoi dati biografici anche tutte le emozioni e i sentimenti. Attraverso il racconto della propria biografia, il paziente ha quindi la possibilità di ripercorrere tutto l’arco della sua vita fino all'evento spartiacque, ovvero la malattia.

Questa possibilità di poter raccontare e raccontarsi fa ritrovare, nel “qui e ora”, significato e senso al paziente, che rivede e rilegge la sua vita dando luce e significato a quello che è l’oggi della malattia.

Tutto questo serve anche a far trovare al paziente le risorse interiori, che ha sempre, per poter affrontare il percorso di cura mentre è ricoverato, ma anche per poter affrontare in maniera più serena il successivo momento del fine vita.

Durante questi colloqui, a volte i pazienti esprimono anche il bisogno di elaborare e compilare le proprie direttive anticipate e/o le ultime volontà rispetto al proprio funerale. Anche questo aiuta a ritrovare un significato e un senso. Sono argomenti molto forti e importanti, che una volta affrontati possono essere lasciati alle spalle, per proseguire nel percorso.

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Allargando un pochino il quadro, voi vi occupate anche del contesto familiare, non solo del paziente. Come funziona questa dinamica?

Quando prendiamo in carico un paziente, in realtà stiamo prendendo in carico, quando presente, una costellazione familiare. Certo la nostra visione, come equipe interdisciplinare di cui io faccio parte, è centrata sul paziente, ma non lasciamo fuori la famiglia. Anche i familiari hanno una dimensione spirituale e a volte è utile dare uno spazio anche a loro, uno spazio di ascolto e di elaborazione dei vissuti, perché anche loro possano esprimere cosa stanno vivendo. La malattia è del paziente, ma riguarda anche tutti i famigliari, ed ognuno la vive e la elabora a seconda della relazione che ha col paziente stesso.

La famiglia si rivolge a voi anche dopo il decesso del proprio caro o in genere il vostro servizio si conclude con la morte della persona?

In genere il nostro servizio come consulenti spirituali si conclude con la morte del paziente. Come equipe di cura dei diversi setting rimaniamo disponibili per i familiari nel caso dovesse esserci il bisogno di parlare, di esprimere i loro vissuti o di incontrare nuovamente qualcuno dell’equipe che è stato maggiormente vicino al momento decesso.

Per i familiari organizziamo delle funzioni di commemorazione (Clinica Varini e Hospice), momenti importanti in cui in cui incontriamo a distanza di un anno i familiari dei pazienti che sono stati seguiti per chiudere il percorso e quell’accompagnamento. Queste funzioni hanno una doppia valenza: servono ai familiari ma anche ai curanti nell’elaborazione del percorso di cura.


Potremmo dire che il vostro servizio è un servizio diffuso in Ticino oppure è concentrato principalmente a Bellinzona e Locarno?

Il progetto della presa in carico della dimensione Spirituale è nato circa 7 anni fa nel Sopra ceneri, per il Locarnese e per il Bellinzonese e si è diffuso anche nel Sotto ceneri, nel Luganese e nel Mendrisiotto. Siamo tre Consulenti Spirituali e cerchiamo di coprire i bisogni dei pazienti e familiari nelle suddette aree geografiche.

Quali sono gli obiettivi che si prefigge nell’ambito della sua attività?

Il primo obiettivo è sempre quello di instaurare una relazione significativa con il paziente ed i suoi familiari, questo anche per superare dubbi e paure rispetto alla presa in carico della dimensione spirituale. Il secondo è l’offerta di uno spazio di ascolto per l’elaborazione dei vissuti, delle emozioni e sentimenti, per la ricerca dei valori spirituali di sostegno e dei bisogni spirituali.

Per raggiungere questi obiettivi io non utilizzo questionari formali ma ricorro alla narrazione flessibile, momento in cui il paziente lascia emergere la sua biografia spirituale.

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Ci sono degli eventuali progetti a cui sta lavorando per il futuro?

Ho iniziato da tempo ad offrire, accanto all’ascolto attivo, delle sedute di rilassamento profondo a pazienti che lo richiedevano; attraverso l’ipnosi provo a fornire un aiuto per recuperare il ritmo veglia-sonno oppure per la gestione dell’ansia e dell’angoscia.


Un’ultima domanda. Il suo lavoro è fatto in presenza o capita che avvenga anche virtualmente, grazie alla tecnologia?

Personalmente preferisco incontrare il paziente ed i suoi familiari in presenza offrendo loro degli spazia di ascolto ed elaborazione. Ci sono stati dei casi sporadici in cui ho incontrato alcuni pazienti virtualmente ma per me non è la regola.


Luigi Romano,
Consulente spirituale, EOC – Ente Ospedaliero Cantonale


Questo articolo è stato realizzato da Associazione EKUOS, non fa parte del contenuto redazionale.
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