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CANTONECon quegli abusi «ha rovinato suo figlio», chiesti tre anni sospesi più l'espulsione

25.07.23 - 13:56
L'imputato «ha problemi di salute», sottolinea invece la difesa, che spinge perché il 48enne possa rimanere in Svizzera.
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Con quegli abusi «ha rovinato suo figlio», chiesti tre anni sospesi più l'espulsione
L'imputato «ha problemi di salute», sottolinea invece la difesa, che spinge perché il 48enne possa rimanere in Svizzera.

LUGANO - «Non vi è traccia di rimorso o pentimento per quanto ha fatto» nel 48enne kosovaro oggi a processo alle Assise criminali di Lugano per abusi sessuali sul figlio minore di 16 anni. È quanto afferma la procuratrice pubblica Pamela Pedretti, chiedendo per lui una pena sospesa condizionalmente di due anni e 11 mesi di detenzione, di cui nove mesi da scontare, l'espulsione dalla Svizzera per otto anni e l'interdizione a vita di esercitare qualsiasi attività professionale o extraprofessionale implicante contatto con minorenni. 

La difesa, dal canto suo, chiede «una massiccia riduzione della pena chiesta dall'accusa» e che l'imputato possa rimanere in Svizzera.

«Diceva di non aver fatto nulla» - «In quella casa l'imputato faceva da padre padrone», sottolinea la procuratrice. «Inviava messaggi alla figlia dal salotto chiedendole di portargli da bere e ordinava alla moglie di raggiungerlo perché aveva voglia di un rapporto sessuale».

Le parziali ammissioni dell'imputato, sottolinea poi Pedretti riferendosi agli abusi sul figlio, «non sono arrivate subito, ma piuttosto, a singhiozzo, nel corso dell'inchiesta». Durante il primo interrogatorio «l'uomo aveva infatti dichiarato di non aver fatto nulla, aggiungendo però di avere un problema di memoria». Allo stesso modo «aveva negato categoricamente di aver picchiato i figli e la moglie».

Gli atti sessuali subiti dal ragazzino sono iniziati nel 2018, ma lui non ha detto nulla fino al 2020, continua la procuratrice. Questo, «perché il padre gli aveva fatto promettere di non dire niente a nessuno». L'adolescente ha infine deciso di confidarsi con i fratelli maggiori non tanto per sé stesso, sottolinea l'accusa, ma «perché temeva che quanto da lui subito potesse avvenire anche alla sorellina minore». Per quanto riguarda invece la violenza domestica, Pedretti afferma che l'imputato «faceva il bello e il cattivo tempo, picchiando i figli per futili motivi».

«L'ha rovinato» - La vittima «ha subito un trauma enorme e ancora oggi dedica molto tempo alla terapia», così l'avvocato Christopher Jackson, rappresentante dell'accusatore privato. «I dettagli da lui descritti e la linearità delle sue dichiarazioni comprovano la sua credibilità». L'imputato, aggiunge, «si è dimostrato invece estremamente inaffidabile, mentendo e ammettendo i fatti unicamente quando è stato messo con le spalle al muro». Il 48enne «non ha inoltre mai espresso rammarico per quanto avvenuto e per aver sostanzialmente rovinato il figlio», conclude Jackson, chiedendo 10'000 franchi di risarcimento.

«L'espulsione? No, ha problemi di salute» - «Il racconto del ragazzo è cambiato nel corso del tempo: per lungo tempo ha sostenuto unicamente che il padre si era masturbato davanti a lui», replica l'avvocatore difensore Anna Grümann, sottolineando che «le sue dichiarazioni sono incostanti anche per quanto riguarda la temporalità degli episodi». Inoltre «fin da bambino la vittima ha purtroppo presentato delle evidenti difficoltà a livello psicologico, arrivando anche a tentare il suicidio». Grümann giudica dunque la testimonianza del figlio come poco credibile e chiede che il 48enne sia condannato unicamente per essersi masturbato davanti a lui, e non per altri episodi quali toccamenti e masturbazione attiva. 

Il 48enne «ha un passato difficile, è scappato da una guerra e ha problemi psicologici», sottolinea la difesa, chiedendo una massiccia riduzione della pena rispetto a quanto chiesto dall'accusa.

Per quanto concerne infine l'espulsione, Grümann propone che quello del 48enne venga qualificato come caso di rigore a causa dei suoi problemi di salute. «Soffre di pneumopatia cronica e di una grave depressione cronica e se fosse espulso dalla Svizzera il suo stato psicofisico sarebbe seriamente messo in pericolo». L'imputato «si trova in Svizzera da 24 anni e ormai non ha quasi più legami nel suo Paese di origine. Inoltre non rappresenta un pericolo per la società», conclude l'avvocato.

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