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CANTONEIl lupo in Ticino e una stagione alpestre «disastrosa»

05.08.22 - 19:00
Le accuse al Cantone dell'Unione Contadini Ticinesi e una serie di richieste al Consiglio di Stato
Depositphotos (josefpittner)
Il lupo in Ticino e una stagione alpestre «disastrosa»
Le accuse al Cantone dell'Unione Contadini Ticinesi e una serie di richieste al Consiglio di Stato

RIVIERA - Non sono mesi facili, questi, per gli allevatori ticinesi. E questo per una serie di fattori, a partire dalle condizioni meteo. È l'Unione Contadini Ticinesi (UCT) a definire «disastrosa» la stagione alpestre, mentre «i suoi effetti non termineranno con lo scarico degli alpeggi».

La colpa? Del lupo - Il punto più critico? La presenza del lupo sui monti e nelle valli. «Le ansie, le preoccupazioni, le informazioni parziali e continue che durano da mesi in merito agli avvistamenti e alle predazioni hanno già lasciato un segno su molte allevatrici e allevatori». Più d'uno sarebbe intenzionato a cessare l'attività. «Per chi le ha subite in prima persona, vanno ad aggiungersi le accuse - da parte di una minoranza rumorosa, forte delle proprie convinzioni quanto ignorante della realtà quotidiana del mondo agricolo - di avere fatto poco o niente per proteggersi».

Le accuse al Cantone - Secondo l'UCT c'è un'ulteriore vittima delle predazioni del lupo: è «gran parte della strategia del Cantone», che viene accusato di essersi ritrovato «impreparato a fronteggiare gli effetti della continua crescita della popolazione di predatori, sia sul territorio elvetico che estero. Una crescita più volte denunciata dall’UCT e da altre associazioni». L'esempio lampante di quanto affermato dai contadini è, a loro dire, la vicenda del lupo di Cerentino. È la presenza del predatore a far sì che per alcuni allevatori questa sarà l'ultima stagione all'alpeggio. Non è certo colpa del mercato, si difende l'UCT, «giacché in questo periodo, per esempio, i prezzi al produttore per gli agnelli non sono mai stati così alti». 

Proteggere i pascoli - L'Unione non si dice contraria per principio alle misure di protezione proposte, «quando e dove la loro implementazione è fattibile». Ma viene rilevato che non sarebbe possibile garantire una protezione perfetta di tutti i pascoli del Cantone e sarebbero comunque necessarie azioni più dirette. «In un Cantone come il nostro, dove la maggioranza degli alpeggi non sono invece proteggibili, le misure dirette ai lupi e non agli alpeggi sono necessarie e prioritarie».

Gli abbattimenti e l'esempio vallesano - Gli abbattimenti sono una soluzione praticabile sul medio-lungo termine? C'è chi sostiene che non lo siano, mentre secondo l'UCT sono «necessari per l’eliminazione di esemplari che si abituano a predare greggi custoditi e non, necessari perché non si è intervenuti per influenzarne il comportamento in presenza di attività umane a scopo dissuasivo, necessari perché dimostrano la capacità e la volontà del Cantone di applicare integralmente e celermente quanto previsto dalle disposizioni federali». Gli addetti del settore si dicono ancora più frustrati nel constatare da ciò che avviene in Cantoni vicini, «che soggiacciono alle medesime leggi». L'esempio fatto? Quello del Vallese, che ha abbattuto cinque lupi - compreso, a onor del vero, un esemplare che non doveva essere ucciso - fino allo scorso 23 luglio. L’ordine era stato rilasciato il 14 luglio, 11 giorni prima. «I dati in merito alle predazioni sono costantemente aggiornati ed esaustivi» rincara l'UCT, mentre «qui da noi non è così».

Le richieste al Consiglio di Stato - Il comunicato stampa si conclude con una serie di richieste al Consiglio di Stato: ovvero «agire su tutti i livelli per risolvere i molteplici problemi emersi: stabilire una linea prioritaria e accelerata per l’analisi del DNA in presenza di predazioni importanti; rafforzare la collaborazione transfrontaliera e intercantonale inerente il monitoraggio, lo scambio d'informazioni ed eventuali azioni; garantire una rapida emissione e applicazione dei decreti di abbattimento; cessare di negare la problematica degli ibridi e sviluppare protocolli d'intervento efficaci e tempestivi; rafforzare l’organico degli Uffici preposti per garantire trasparenza e completezza nell’informazione dell’opinione pubblica ticinese; riconoscere lo stress psicologico degli allevatori e introdurre strumenti ad hoc per gestirlo».

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