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CAMERE FEDERALILa legge anti-burqa? «Ci vuole una soluzione nazionale»

07.03.23 - 12:06
Il Consiglio degli Stati ha scelto la proposta di minoranza presentata da Marco Chiesa.
Ti-Press
Fonte ats
La legge anti-burqa? «Ci vuole una soluzione nazionale»
Il Consiglio degli Stati ha scelto la proposta di minoranza presentata da Marco Chiesa.

BERNA - Dopo un intenso dibattito di apertura, il Consiglio degli Stati è entrato in materia (27 voti a 15 a una astensione) sulla legge volta a proibire la dissimulazione del viso (legge anti-burqa) che realizza un articolo costituzionale.

Al voto, insomma, il plenum ha quindi preferito seguire la proposta (di minoranza) di entrata nel merito presentata da Marco Chiesa (UDC/TI), secondo cui il popolo, votando l'articolo costituzionale nel 2021 che stabilisce il divieto di dissimulazione del viso, si è espresso per una soluzione nazionale al problema, evitando quindi applicazioni ad hoc o - "à la carte" - da parte dei singoli cantoni che non hanno ancora una regolamentazione del genere (come il Ticino e San Gallo). Grazie a questo voto, il dossier ritorna in commissione per l'esame particolareggiato del progetto.

Una questione di federalismo
Va detto che l'esito favorevole alla proposta Chiesa non sorprende più di tanto, giacché la commissione preparatoria aveva bocciato il progetto in votazione finale - ciò che equivale a una non entrata nel merito - solo grazie al voto negativo del suo presidente.

A nome della commissione, Mathias Zopfi (Verdi/GL) ha spiegato il "no" al progetto governativo con ragioni inerenti il federalismo e la sussidiarietà, «non certo col desiderio di eludere la volontà popolare»: l'articolo costituzionale sul divieto di dissimulare il viso può infatti essere attuato nelle legislazioni cantonali. Una simile attuazione, stando a Zopfi, è tanto più appropriata in quanto la facoltà di emanare norme sull'uso del demanio pubblico spetta ai Cantoni

Oltre a ciò, circa il divieto di dissimulazione del viso, la Confederazione ha da parte sua soltanto il potere di emanare norme di diritto penale. Ma secondo la commissione, ha sottolineato il "senatore" glaronese, fondare la facoltà di legiferare in questo ambito su una competenza in materia di diritto penale non è opportuno: l'obiettivo principale del divieto di dissimulazione del viso, infatti, non è sanzionare, bensì garantire la sicurezza e l'ordine pubblico e, più in generale, la convivenza civile.

Argomenti simili sono stati sviluppati anche da Daniel Jositsch (PS/ZH) e Lisa Mazzone (Verdi/GE), secondo cui i Cantoni sono l'istanza più appropriata per legiferare in materia, visto che conoscono meglio la situazione sul loro territorio. D'altronde lo stesso articolo costituzionale - articolo 10a - afferma che sono possibili eccezioni proprio basandosi sulle "usanze locali", ha sottolineato Mazzone.

Rispettare la volontà popolare
Argomentazioni che non hanno convinto la maggioranza che ha fatto proprie molte delle riflessioni sviluppate dal presidente dell'UDC Chiesa, secondo cui il progetto governativo, benché non perfetto, attua la volontà popolare che va sempre rispettata. D'altronde anche i direttori cantonali di giustizia e polizia si sono espressi per una soluzione nazionale al problema, ha aggiunto il ticinese.

È inaccettabile, a detta del "senatore" democentrista, perdere ancora tempo su questo tema dopo due anni dal "sì" popolare. Gli elettori si sono espressi per un'applicazione uniforme del dettato costituzionale e così dev'essere anche se non piace a tutti.

Diversi oratori, soprattutto dell'UDC ma non solo, hanno sostenuto che l'esito della votazione rappresenta implicitamente un incarico conferito alla Confederazione affinché si prenda le sue responsabilità evitando che i cantoni facciano di testa loro, col risultato finale che ci troveremmo davanti a un "patchwork".

«Aprite gli occhi»
Dal canto suo, Hannes Germann (UDC/SH) ha invitato i presenti «ad aprire gli occhi» di fronte a quanto accade in Afghanistan o in Iran, dove le donne vengono obbligate a coprirsi venendo escluse a poco a poco dalla vita civile. Inoltre, non va dimenticato che molti stati Ue hanno adottato soluzioni simili a quella approvata dagli elettori svizzeri in merito alla dissimulazione del viso, ha spiegato lo sciaffusano.

Werner Salzmann ha perorato la soluzione federale col timore di eventuali referendum nei Cantoni qualora a quest'ultimi venga lasciata la totale competenza di legiferare in materia. Si corre il pericolo, a parere del bernese, che la volontà popolare venga in questo modo aggirata, specie in quei Cantoni che non hanno approvato l'articolo costituzionale.

Una legislazione leggera
Nel suo intervento, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha promesso una legislazione leggera circa il articolo costituzionale, che consenta tuttavia un'applicazione uniforme delle nuove disposizioni sulla dissmulazione del viso.

Baume-Schneider ha anche ricordato l'ampio consenso raccolto dal governo durante la procedura di consultazione, specie dai Cantoni, tranne uno, favorevoli a una soluzione equilibrata e uniforme del problema.

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COMMENTI
 

Taurus57 1 anno fa su tio
Visto che qualcuno dice che un'ambasciatrice in Iran deve portare il burqua, pure chi viene in Svizzera rispetti le leggi svizzere, scritte e non scritte, altrimenti ritornino al loro paese. Una volta nelle scuole insegnavano a rispettare usi e costumi qualora si andasse in paesi stranieri, ma erano insegnamenti socialisti, gli occidentali oggi si sottomettono invece di farsi e fare rispettare.

Nikko 1 anno fa su tio
Risposta a Taurus57
L’ambasciatrice in Iran non portava il burqa!

Peter Parker 1 anno fa su tio
Continuare a chiamarla come legge “anti burqa” è assolutamente fazioso e fuorviante. Classica tattica dei sinistroidi .

Dex 1 anno fa su tio
Risposta a Peter Parker
Dovresti leggere l’articolo prima di commentare a vanvera.

Peter Parker 1 anno fa su tio
Risposta a Dex
Grande. Ho letto. Mi ricordo la votazione e chi ha mostrato sdegno per il risultato. Punto.
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