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SVIZZERACoop aumenta i salari, ma i principali sindacati non firmano

14.11.22 - 08:50
Incremento del 2% per i salari bassi. L'associazione dei dipendenti firma. Per le parti sociali invece «è troppo poco».
TiPress
Fonte Ats
Coop aumenta i salari, ma i principali sindacati non firmano
Incremento del 2% per i salari bassi. L'associazione dei dipendenti firma. Per le parti sociali invece «è troppo poco».

BASILEA - Di prima mattina, Coop ha annunciato che, ai collaboratori con salario inferiore a 4500 franchi, sarà corrisposto un aumento generalizzato del 2%, mentre per chi guadagna di più i ritocchi saranno individuali: a questo scopo sarà messa a disposizione il 2% della massa salariale. A ciò si aggiunge poi un buono acquisto che potrà arrivare sino a 800 franchi: tenuto conto di questa elargizione una tantum la retribuzione complessiva, per un lavoratore con busta paga bassa, salirà del 3,3%.

Ma la Società svizzera degli impiegati di Commercio (SSIC), Unia e Syna/OCST non ci stanno: in un comunicato arrivato 50 minuti più tardi parlano di negoziati conclusi, ma che non sono sfociati in alcun accordo. «Nemmeno nelle fasce salariali più basse - si rammaricano le organizzazioni dei lavoratori - l'impresa concede la piena compensazione del rincaro». Questo «avrebbe dato un po' di sollievo a quelle persone che devono vivere con un reddito particolarmente basso: ora devono stringere ancora di più la cinghia», afferma Michel Lang, dirigente presso la Ssic.

Secondo i sindacati, è importante mantenere il potere d'acquisto dei dipendenti: se questo affonda, la situazione avrà conseguenze dirette non solo sui loro portafogli, ma anche sull'economia generale. La perdita di salario reale è particolarmente dolorosa per i lavoratori a basso reddito. «Una famiglia su sei in Svizzera ha già degli arretrati di pagamento: con i costi aggiuntivi previsti per l'assicurazione sanitaria e l'energia sempre più persone non saranno più in grado di far fronte ai loro impegni e rischiano quindi di scivolare in povertà», afferma Fabian Lusser, segretario centrale del segmento servizi di Syna/OCST, a sua volta citato nel comunicato. Quasi un quarto del personale, soprattutto femminile, del commercio al dettaglio (23%) è interessato dal problema dei bassi salari: il doppio rispetto alla Svizzera nel suo complesso.

I sindacati sostengono che Coop si trova in una buona posizione finanziaria: l'anno scorso ha registrato un utile di oltre mezzo miliardo di franchi. «Sono i dipendenti a contribuire alla crescita delle vendite e a generare più valore aggiunto: questo grazie al loro grande impegno, alla loro fedeltà pluriennale e a un significativo aumento del carico di lavoro», argomenta Leena Schmitter, co-responsabile del comparto commercio al dettaglio presso Unia. «I dipendenti devono ricevere una quota maggiore del valore aggiunto che generano».

I rappresentanti dei lavoratori non hanno voluto negoziare i buoni Coop nell'ambito delle trattative salariali annuali. Gli strumenti in questione vengono infatti considerati molto apprezzati dal personale per quello che sono, un regalo una tantum, che però non può migliorare gli stipendi nel lungo periodo, argomentano i sindacati. Questo anche in considerazione della crescente carenza di lavoratori qualificati nel settore del commercio al dettaglio: in qualità d'importante attore del ramo Coop ha una funzione di modello, si legge nella nota.

Da parte sua l'azienda nel suo comunicato non fa menzione del "niet" opposto dai sindacati, parlando di un'intesa fra l'impresa e l'associazione dei dipendenti. «Coop prosegue così sulla strada dell'andamento positivo dei salari a tutti i livelli degli anni precedenti», si legge nel testo. Dal 2013, il gruppo ha aumentato gli stipendi di quasi il 9%, in parte nonostante l'inflazione negativa. La società sostiene inoltre di agire anche sul fronte della vendita: dal 2021 ha ridotto il prezzo di 1600 prodotti «al fine di mantenere il più possibile basso il rincaro». Da quell'anno Coop «ha trasferito ai propri clienti oltre 130 milioni di franchi sotto forma di prezzi di vendita più bassi».

È bene sottolineare come i principali previsori svizzeri (Seco, Banca nazionale, istituti privati, ecc.) abbiano stimato l'inflazione fra il 2,8% e il 3,0% quest'anno. Nel 2023 si aggiungeranno poi ulteriori aumenti di prezzi che gli esperti valutano fra l'1,5% e il 2,5%. Uno dei principali fattori di spesa delle famiglie, l'assicurazione malattia obbligatoria, vedrà i premi aumentare l'anno prossimo in media del 7% in Svizzera (e del 9% in Ticino).

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