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BERNAProlungato il trattamento stazionario per un pedofilo

18.01.19 - 13:04
L'uomo adescava adolescenti su Internet, fingendosi una ragazzina e domandando loro foto intime
Ti Press
Prolungato il trattamento stazionario per un pedofilo
L'uomo adescava adolescenti su Internet, fingendosi una ragazzina e domandando loro foto intime

BERNA - Altri quattro anni di trattamento stazionario. È quanto ha ordinato il Tribunale federale (TF) per un pedofilo, condannato nel giugno 2013. Con una sentenza pubblicata oggi, i giudici losannesi hanno accolto un ricorso della procura cantonale bernese sul caso di questo padre di famiglia.

L'uomo, un bernese oggi 53enne, adescava adolescenti su Internet, fingendosi una ragazzina e domandando loro foto intime. Ricattava in seguito le vittime al fine di ottenere favori sessuali.

Arrestato nell'agosto 2011, il pedofilo era stato condannato dal Tribunale regionale dell'Oberland bernese a otto anni di reclusione per atti sessuali con fanciulli, coazione, estorsione e pornografia.

Inoltre, gli era stato imposto di seguire una terapia, iniziata prima del verdetto di colpevolezza. La giustizia cantonale riteneva che, nell'ambito del prolungamento di questa misura, bisognasse tener conto dell'avvio anticipato del trattamento stazionario.

Il ministero pubblico bernese si è però opposto a tale metodo di calcolo, trovando il sostegno del TF. Secondo Mon Repos, il punto di partenza deve essere fissato al giorno del giudizio in prima istanza. L'uomo deve dunque sottoporsi a ulteriori quattro anni di terapia.

Le malefatte dell'imputato, sposato e padre di due maschi, sono avvenute tra il 2009 e il 2011. Le sue vittime sono state oltre 40, in maggioranza teenager tra i 14 e i 17 anni. I giovani contattati sarebbero stati addirittura circa 500.

L'uomo si presentava su piattaforme quali Facebook come "Anita" e contattava giovani della regione che pensavano di avere effettivamente a che fare con una coetanea. Inviava agli adolescenti foto e video porno - trovati sul web - che spacciava come realizzati dalla fittizia ragazza, inducendoli così a ricambiare con materiale simile, tramite il quale poteva poi ricattarli.

Minacciandone la pubblicazione infatti, li costringeva ad avere contatti sessuali con lo zio di "Anita", che in realtà era proprio l'imputato in carne ed ossa. In almeno cinque casi, il pedofilo è riuscito a ottenere prestazioni di sesso orale.

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