La 51enne stava male a causa dello spazio lavorativo condiviso con i colleghi. Per il giudice, il datore di lavoro avrebbe dovuto concederle di lavorare in parte da casa
BERNA - C’è chi parla a voce alta al telefono, chi tossisce continuamente, chi non accompagna la porta. Lavorare in un open space tiene le persone in costante contatto con i propri colleghi di lavoro e a volte la condivisione dello spazio può creare situazioni poco gradevoli.
Ne sa qualcosa una 51enne, impiegata presso l’Ufficio federale dell’informatica e della telecomunicazione (UFIT), per la quale lavorare in un open space era diventato insopportabile, tanto da soffrirne fisicamente.
La donna - come riferisce la SonntagsZeitung - ha sottoposto il suo caso al Tribunale amministrativo federale, che le ha dato ragione. In sostanza, il datore di lavoro avrebbe dovuto concedere alla 51enne di lavorare in parte da casa.
Alternative all’open space - Il personale che lavora in un open space potrebbe in futuro aggrapparsi a questa sentenza per chiedere al datore di lavoro di valutare possibilità alternative.
Thomas Geiser, professore di Diritto del lavoro presso l'Università di San Gallo conferma che questo caso costituisce un precedente: i datori di lavoro dovranno valutare alternative all’open space, se danneggia la salute dei dipendenti. Tuttavia, ha sottolineato come il semplice disagio non sia sufficiente e che il danno per la salute deve essere attestato da un medico.
«Un caso isolato» - Interrogato sulla possibilità che la Confederazione adatti le linee guida del Ministero dell'Interno, Roland Meier, portavoce dell'Amministrazione federale delle finanze, ha dichiarato: «Si tratta di un caso isolato. Continueremo a valutare ogni caso per capire come è possibile incontrare le esigenze specifiche dei dipendenti».
La sentenza - Tre anni fa, la 51enne ha dovuto trasferirsi dal suo ex piccolo ufficio ai grandi spazi aperti dell’UFIT. Lavorare in una stanza con altri dieci collaboratori era insopportabile per lei e si è rivolta a un medico. Riscontrata l’ipersensibilità nella donna (di cui soffre il 20% della popolazione), il dottore aveva valutato l’esigenza di cambiare lo spazio lavorativo o alternare il lavoro da casa.
Per l'UFIT nessuna delle due misure era appropriata: non c'erano più piccoli uffici disponibili e i compiti assegnati alla donna non potevano essere svolti dal suo domicilio. Senza alcuna possibilità di soluzione, era stato recesso il rapporto lavorativo. La sentenza del Tribunale stabilisce ora che l’UFIT corrisponda all’ex collaboratrice l’equivalente di sei mensilità.
L’open space
Inventato alla fine degli anni '50 da due consulenti tedeschi, i fratelli Schnelle, l’open space è sempre più utilizzato. Non sempre, però, è amato da chi è costretto a lavorarci, infastidito dai rumori, dal caldo e dalla difficoltà di concentrazione.
Un sondaggio pubblicato lo scorso maggio dalla società di consulenza immobiliare di Ginevra AMI International mostra che negli ultimi 15 anni lo spazio di lavoro degli impiegati d’ufficio è passato da 18 a 13 metri quadrati. Secondo l'agenzia di Zurigo CSL Immobilien, la media svizzera è di 15 metri quadrati. Una situazione legata ai costi sostenuti dalle aziende: nel settore terziario, infatti, il personale e l'affitto sono le due maggiori spese di un'azienda.