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PSICOLOGIA E SPORT«Prendersi cura della mente significa anche prendersi cura del corpo»

10.06.22 - 11:00
Porzia Zara, psicoterapeuta e psicologa dello sport: «È chiaro che la mente può fare la differenza in una prestazione».
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«Prendersi cura della mente significa anche prendersi cura del corpo»
Porzia Zara, psicoterapeuta e psicologa dello sport: «È chiaro che la mente può fare la differenza in una prestazione».
«Allenamento mentale? La capacità di gestire lo stress della gara e le energie psicofisiche, unitamente al saper sopportare i dolori e la stanchezza nel corso della stessa competizione, sono solo alcuni esempi dei benefici che può regalare un percorso di questo genere».  
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LUGANO - In una vittoria, in una sconfitta, in un record, in una grande prestazione o in una gara deludente ci sono molteplici aspetti che entrano in gioco. Non sempre il più forte vince e – alla fine – è questo ciò che rende lo sport bello, imprevedibile ed estremamente affascinante. Le imprese, e lo sport ne regala a iosa, sono sempre dietro l'angolo e sono molte volte accompagnate da storie bellissime e profonde. Spesso però tendiamo a dimenticare quanto lavoro, sudore e sacrifici ci siano a monte. E quanto la mente possa giocare un ruolo importante, a volte decisivo: sì perché la linea che separa una vittoria da una sconfitta è sottile e quasi impercettibile. Ecco perché, nello sport moderno soltanto il lavoro fisico e tattico non basta...

Ne abbiamo parlato con Porzia Zara, psicoterapeuta e psicologa dello sport. «Prendersi cura della mente significa anche prendersi cura del corpo, non sono entità scollegate tra loro. I nostri pensieri sono in grado d'influenzare le emozioni e i nostri comportamenti, così come le prestazioni sportive». 

Cosa si intende per allenamento mentale? Quanto può influire sulle prestazioni?
«Significa allenare l’attenzione, la concentrazione, la motivazione, l'autoefficacia, l'autostima e l'autoregolazione... Certamente la mente può fare la differenza in una prestazione, soprattutto quando il livello si alza. La capacità di gestire lo stress della gara e le energie psicofisiche, unitamente al saper sopportare i dolori e la stanchezza nel corso della stessa competizione, sono solo alcuni esempi dei benefici che può regalare un percorso di questo genere».  

Quali tecniche possono essere utilizzate per questo tipo di lavoro?
«Le tecniche e gli strumenti vengono modulati e personalizzati in base all’atleta e alle sue caratteristiche. Ne cito solo alcune che spesso utilizzo nel mio lavoro: la visualizzazione e l'allenamento ideomotorio, l’utilizzo di vari tipi di respirazione e rilassamento in base alle necessità e un lavoro specifico sul dialogo interiore e sulla ricerca dello stato di flow». 

Quanto è importante per uno sportivo d’élite lavorare “sulla testa”?
«Oltre alla preparazione fisica, tattica e atletica – di indubbia importanza – è importante anche l'atteggiamento che si ha nei confronti di sé stessi e della gara. Avere fiducia nei propri mezzi può fare una grande differenza. C'è una frase che mi è piaciuta molto, scritta sui social da Djokovic: "La convinzione è ciò che mi ha spinto nei momenti di dubbio, dolore, incertezza. A volte c’era molta confusione dentro di me. Ma c’era una cosa che mi teneva sveglio, mi faceva andare avanti: credere in me stesso, nelle mie capacità, nelle mie abilità nel mio talento e nella mia resilienza...". È su questi aspetti che lo psicologo dello sport può intervenire, aiutando l’atleta a riconoscere quegli elementi che necessitano un maggiore allenamento».  

Alcuni atleti si affidano a esperti, mentre altri no. Sbagliano coloro che ritengono di non averne bisogno? La necessità di seguire un percorso in tal senso da cosa dipende?
«Dal vissuto dell’atleta e da come vive la competizione, c’è chi è appagato senza intraprendere un percorso di questo tipo e chi invece subisce parecchio la pressione della competizione».

L’allenamento mentale è adatto ad ogni disciplina sportiva e ad ogni livello?
«Il mental training va adattato in base alla tipologia di sport e al livello praticato. Ogni disciplina ha le sue specificità anche rispetto alla componente mentale. Va quindi rimodulato l’intervento in base appunto all'attività e al livello in cui si compete: può essere introdotto già a partire dall’infanzia e arrivare fino all’età adulta. Visto e considerato che una mente attiva e sana aiuta a prevenire malattie e a eliminare sintomi come stress o squilibri ormonali, i metodi dell’allenamento mentale possono essere utili anche a chi pratica sport come attività del tempo libero o per mantenersi in buona salute».

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