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MUSICA«Il futuro? Mi vengono in mente cose brutte»

21.09.23 - 06:30
Riflessioni sulla musica e la vita con Fabio Concato, in concerto venerdì 22 settembre al Teatro Kursaal di Locarno
IMAGO / Independent Photo Agency Int.
Fabio Concato è in concerto venerdì 22 settembre al Teatro Kursaal di Locarno.
Fabio Concato è in concerto venerdì 22 settembre al Teatro Kursaal di Locarno.
«Il futuro? Mi vengono in mente cose brutte»
Riflessioni sulla musica e la vita con Fabio Concato, in concerto venerdì 22 settembre al Teatro Kursaal di Locarno

LOCARNO - Venerdì 22 settembre alle 20.30 il Teatro Kursaal di Locarno ospiterà un cantautore che ha lasciato un segno indelebile, con la sua classe e le sue canzoni, nella storia della musica italiana. Stiamo parlando di Fabio Concato, che porta in Ticino il tour di "Musico ambulante", nel quale ripercorre in chiave acustica i suoi più grandi successi, con rivisitazioni intime e delicate, spesso con sfumature jazz che danno una veste magica a brani come "Guido Piano", "Fiore di maggio", "E ti ricordo ancora" e tante altre. A partire da "Domenica bestiale", che compie 40 anni ed è il "pretesto" per quello che, più che un concerto, sarà un incontro tra amici: alcuni sul palco (Concato e i musicisti che incisero insieme a lui quel brano leggendario), altri in platea (ovvero l'intero pubblico).

È stata l'occasione di tornare a fare quattro chiacchiere con l'artista milanese, a più di cinque anni di distanza dall'ultima volta

Possiamo dire che "Domenica bestiale" ha 40 anni, ma non li dimostra?
«È un grande privilegio aver composto delle canzoni che reggono agli urti del tempo. Credo sia una questione non solo di testi scritti in un certo modo, ma anche di musica - che è quello che mi sembra stia mancando in questi anni. "Domenica bestiale" è, come dire, la canzone per antonomasia, sia come parole che come musica: è leggera ma non è banale. Almeno io credo che sia così. Certo è cantabile, ma quando poi è il momento di suonarla non è neanche così semplice...».

Ne parlavo con Raf qualche settimana fa, di questa tendenza nella musica italiana di oggi a puntare tutto su un certo tipo di canzone, pronta al consumo...
«Un consumo che poi è assolutamente velocissimo... Non è che sia una novità, e non è molto confortante. Ma mi piace anche pensare che magari sia, come dire, una parentesi - per poi arrivare a una musica un pochino più completa, più matura. Insomma più "musicale". Perché alla fine c'è molto ritmo, ma poi gli accordi sono sempre quelli che girano, le storie (quando riesco a capirle) mi sembrano un po' tutte uguali. Soprattutto non riesco a distinguere gli artisti: questa è una cosa che mi addolora molto. Eppure fra di loro ci sono anche degli artisti. Ci sono dei rapper che scrivono delle cose fantastiche, da un punto di vista proprio del testo. Ma le musiche più o meno sono quelle, i suoni anche. Ci mancava soltanto l'intelligenza artificiale - e questa è la cosa ancora più terrificante».

Sarà una sfida con la quale gli artisti, prima o poi, si troveranno a fare i conti?
«La Rete è stata una grande conquista, la questione sta nella modalità di utilizzo, nelle leggi, nei controlli. Immagino che anche l'intelligenza artificiale possa avere dei risvolti anche più che positivi. Bisogna capire come però come la si usa, chi lo fa, eccetera. Insomma, è il prezzo che bisogna pagare per tutte le cose che avvengono in democrazia. Però mi sembra che si stia un po' esagerando, da qualche anno a questa parte».

Sta tutto nel trovare il modo giusto per usarla, quindi?
«Esattamente. E poi bisognerebbe informare i bambini già all'asilo su alcune cose che capiteranno quando saranno grandi, e dovranno essere pronti. Vale per tutto: vale per l'educazione civica, che in Italia improvvisamente hanno tolto e non si sa bene perché. Bisogna raccontare un po' del sesso, non quando sono all'asilo ma quando cominciano a essere più grandicelli. Bisogna prepararli a tutto, perché nessuno sa cosa succederà esattamente nei prossimi anni». 

Non si guarda più al futuro con ottimismo come accadeva nei decenni passati, ma con inquietudine.
«Sì, quelli che si pongono il problema. Sennò c'è una buona percentuale ormai che vive come se il domani non ci fosse. Questo è molto grave. Certo siamo stati esasperati e credo che il colpo di grazia ce l'abbia dato il Covid, anche se eravamo già rintronati prima. Adesso, guardandomi in giro, mi sembra spesso di vedere degli zombie e non degli esseri umani. Anche se io il bicchiere l'ho visto sempre mezzo pieno, del futuro non saprei francamente cosa dire. Comunque mi vengono in mente delle cose brutte».

Parlando di pandemia: ne "L'umarell", che considero una delle migliori canzoni degli anni del Covid, auspicavi un miglioramento dell'umanità.
«Secondo me è quello che speravamo tutti, soprattutto quando uno si affacciava e vedeva l'altro che lo salutava. Si suonavano le canzoncine, si applaudivano i medici e gli infermieri... Mi dicevo: "Forse è un'umanità ritrovata". Invece ce ne siamo accorti tutti che siamo molto peggio di come eravamo prima. Siamo più consumatori, più viaggiatori ma in modo bulimico. Tutto deve essere fatto subito - e lo si fa in maniera superficiale, con pressapochismo».

Com'è stato tornare a una piena attività live, per uno come lei che comincia a guardare le valigie con una certa nostalgia se non viaggia per un certo tempo?
«Ho fatto novantacinque date da luglio 2022 (ride, ndr). Sono cotto, brasato. Ma vale quello che avevo detto nel 2018: il mio senso è quando canto davanti al pubblico. Lo farò finché il buon Dio mi dà questa possibilità - e finché mi diverto. Quando non mi divertirò più mi metterò in pensione (se me la daranno) e starò a casa. Ma riuscire ancora a viaggiare e incontrare gente è molto affascinante, così come conoscere luoghi che altrimenti non sarei mai riuscito a vedere neanche di sfuggita. È bello, un privilegio e una grande fortuna».

Il 10 settembre fa si è esibito in una location particolare e suggestiva come i vigneti a Montefalco, in Umbria: potrebbe essere uno spunto per un prossimo concerto ticinese?
«Certo!, Eh beh, se non lo fate voi non ho capito chi dovrebbe farlo. È sicuramente un'idea, sarebbe molto bello e io sarei sempre a disposizione. Sono delle situazioni che, alla fine, diventano quasi oniriche: ci sono i cambi di luce, si passa dal sole alla luna... E se becchi l'orario giusto è la stessa cosa in spiaggia: un paio di settimane fa abbiamo fatto un concerto a Capalbio che è stato una meraviglia. Concerti di questo genere sono vivacissimi, con le persone sedute a dieci metri da te, su un plaid o una sdraio. È delizioso».

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