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STATI UNITIIl plagio nel live di Zurigo? Ed Sheeran: «Sarei stato idiota a farlo davanti a 20mila persone»

26.04.23 - 18:12
Il cantante britannico, in tribunale a New York, si é difeso e ha negato ogni addebito in rifermento all'accusa di violazione del copyright.
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Il plagio nel live di Zurigo? Ed Sheeran: «Sarei stato idiota a farlo davanti a 20mila persone»
Il cantante britannico, in tribunale a New York, si é difeso e ha negato ogni addebito in rifermento all'accusa di violazione del copyright.

NEW YORK - Le immagini del concerto registrato a Zurigo - definito come «pistola fumante» di colpevolezza - "inchioderebbero" Ed Sheeran, «mentre mescola i testi della canzone di Marvin Gaye» con la sua "Thinking Out Loud". 

A sostenerlo sono i legali degli eredi di Ed Townsend, co-sceneggiatore di Gaye, che, in tribunale questa settimana a New York, accusano la star di violazione del copyright: a loro dire, alcune parti della hit di Sheeran sarebbero troppo simili al classico di Marvin Gaye, "Let's Get It On". E a proposito del concerto in Svizzera, l'accusa sostiene che la stella della musica britannica, nel videoclip dello spettacolo a Zurigo, ha eseguito la canzone "plagiata" come fosse un medley con "Thinking Out Loud".

Ma il cantante ha negato ogni addebito: «Se avessi fatto quello di cui mi stai accusando - ha detto al legale dell'accusa - sarei stato un vero idiota a salire su un palco e a farlo di fronte a 20.000 persone», ammettendo pero' di mixare a volte canzoni con progressioni di accordi identici durante i live. Il giudice Louis Stanton - come riportano i media Usa - ha avvertito i sette membri della giuria che, nonostante la musica verrà ascoltata, in aula «non sarà permesso ballare». 

Tecnicamente il difensore di Sheeran sostiene che le due canzoni sotto processo sono «distinte» e che nessun artista ha il monopolio nell'utilizzo degli accordi. Ma, in ogni caso, sulla parte musicale saranno chiamati a testimoniare i musicologi, inclusa la coautrice del brano sotto accusa, Amy Wadge.

La posta in gioco della causa - iniziata nel 2018 non dai famigliari di Gayle ma dal banchiere di investimenti David Pullman e dalla Structured Asset Sales (SAS) - è alta: si parla di circa 20 milioni di dollari. Cifra che l'artista 32enne rischia di pagare nel caso in cui verrà ritenuto colpevole di aver «copiato e sfruttato, senza autorizzazione» la canzone, «inclusi melodia, ritmi, armonie, batteria, linea di basso, coro di accompagnamento, tempo, sincope e looping».

Spetta ora alla giuria, si stima nell'arco di una settimana, decidere se la pop start è colpevole, entrando in tal caso poi in una seconda fase del dibattimento, e cioè la quantificazione del danno.

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