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MENDRISIOUna serata drag in una Mendrisio un po' più queer

28.04.23 - 06:30
Domenica sera andrà in scena al Teatro Sociale il "Varietà tacco dodici - Cinquanta sfumature di queer"
Valentina Bianchi
Una serata drag in una Mendrisio un po' più queer
Domenica sera andrà in scena al Teatro Sociale il "Varietà tacco dodici - Cinquanta sfumature di queer"

MENDRISIO - Fluidità, leggerezza e risate. Domenica sera andrà in scena "Il Varietà tacco dodici - Cinquanta sfumature di queer" organizzato dalla Società Dante Alighieri di Lucerna presso il teatro sociale di Mendrisio. Si spazierà dalla natura promiscua dei vegetali al post femminismo. Sul palco le Nina's saranno attrici, docenti e soubrette, pronte a parlare di alfabetizzazione queer.

Nell'attesa abbiamo intervistato Gianluca Di Lauro, la cui drag queen è un po' Sofia Loren e un po’ Frank’n’Further. Mediterranea e sensuale, è irriverente e trasgressiva e ama mettere un po' di pepe in ogni situazione.

Prima di interpretare un personaggio, ti è mai successo di avere dei preconcetti?
«Certo, ovviamente. Capita a tutti gli esseri umani, cresciamo e abbiamo un primo impatto sulle cose. Quando però ti ritrovi ad approfondire, nella maggior parte dei casi, arrivi a cambiare l'idea di base che hai rispetto a un determinato argomento. Il nostro tema principale in quanto drag è quello della iperfemminilità. Negli anni siamo passate attraverso concezioni che si sono evolute. Da parte mia quando ho iniziato non sapevo di certo tutto. Oggi posso dire che sono convinto che all'interno di noi tutti ci siano energie maschili e femminili che fanno sì che potenzialmente siamo tutti fluidi».

Lo spettacolo si incentrerà sulla tematica queer...
«A noi interessa molto il tema perché ha molto a che fare con il nostro essere drag. La drag queen è di per sé un essere un po' queer: è evidentemente un corpo di maschio che tenta di raggiungere un ideale femminino che mai raggiungerà e porta in scena la sua contraddizione fisica. Poi teniamo moltissimi laboratori. Riceviamo tante persone che vogliono fare l'esperienza teatrale. E ci sono persone che arrivano con degli interrogativi più profondi. Ed è successo che alcune di queste persone abbiano intrapreso o fossero nel mezzo di un percorso di cambio di identità di genere».

Paure, pregiudizi, incomprensione... Eppure sensibilizzazione e informazioni non mancano. Come si spiega?
«Certo, ci sono. Ma nonostante viviamo un periodo in cui il movimento Lgbtqia+ stia facendo parlare di sé, quantomeno in Italia, mancano alcune leggi civili fondamentali come quella sull’omobilesbotransfobia, o la step-chili adottino per le famiglie "arcobaleno". Di pregiudizio ce n'è tanto, ma la società evolve e siamo parte di una comunità in movimento che sta marciando per i propri diritti. Il percorso è lungo e vogliamo che sia inarrestabile».

Esci mai di casa in maschera?
«Sì, assolutamente. E non solo nelle occasioni classiche come il Pride. Nell'ultimo periodo sono nate all'interno del progetto “Drag Evolution" due passeggiate. Una è il "Milano queer tour" ed è appunto un giro in cui si passa attraverso dei luoghi simbolo per la storia Lgbtqia+. L'altra passeggiata è "Botanica Tour", ideato dalla nostra Demetra, al secolo Ulisse Romanò, di formazione scientifica biologo e che mette in luce quanto il regno vegetale sia assolutamente "queer". E appunto durante queste passeggiate usciamo in maschera con dei gruppi di persone che ci seguono. Lo viviamo in maniera molto serena e gioiosa».

Negli spettacoli adottate un linguaggio inclusivo?
«È una cosa a cui prestiamo molta attenzione e ci teniamo molto. Negli ultimi mesi abbiamo anche scritto un podcast che si intitola "Born this Way". Si ispira a "La storia infinita” di M. Ende in cui un ragazzino bullizzato trova rifugio in un libro, che lo coinvolge al punto di trovare il coraggio di essere sé stesso. Nel nostro caso raccontiamo una ragazzina che si sente un ragazzino e che per questo viene bullizzata e incontra il "podcast infinito" delle Nina’s Drag Queens, che le infonde lo stesso coraggio. In questo lavoro, ma anche in altri, abbiamo dato particolare attenzione al linguaggio inclusivo».

Quando ideate uno spettacolo, partite da un'idea ben precisa o questa si evolve nel tempo?
«Il "Varietà tacco dodici" è un contenitore molto elastico. Abbiamo tante versioni. Nasce come un contenitore di Greatest Hits delle Nina's. Questa volta, la versione "50 sfumature di Queer" che vedrete a Mendrisio, usa come fil rouge la parola "Queer". Ne esistono altre varianti, spesso il nostro varietà attinge dal repertorio teatrale della compagnia o da studi e laboratori che abbiamo condotto in questi 15 anni di attività».

Come dividete le parti? Avete dei personaggi favoriti o cercate di interpretare sempre identità differenti?
«Ognuna ha un po' la sua drag di base. Se dobbiamo interpretare i personaggi che arrivano da un'opera teatrale ci piace variare. Io non faccio sempre la drag arcigna e cattiva, talvolta sono quella più buona e leggera. Altre volte sono sfacciata. Ma se vado a interpretare un personaggio nuovo, metto a disposizione tutta la creatività. Siamo un gruppo che ricerca e si mette in discussione, ognuna di noi sente il desiderio di sperimentare. Ci piace metterci alla prova».

I biglietti per lo spettacolo sono acquistabili su biglietteria.ch

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