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VIPNicola Piovani: «Negli USA pensavano fossi lo pseudonimo di Ennio Morricone»

21.12.22 - 20:00
Il compositore ha svelato un singolare retroscena legato alla sua carriera
IMAGO / ZUMA Wire
Nicola Piovani: «Negli USA pensavano fossi lo pseudonimo di Ennio Morricone»
Il compositore ha svelato un singolare retroscena legato alla sua carriera

ROMA - È servito un Oscar per far capire agli americani che Nicola Piovani esisteva davvero. Oltreoceano hanno pensato per anni che il nome del compositore non fosse altro che uno pseudonimo con cui l’immenso Ennio Morricone firmasse opere minori: l’equivoco è andato avanti fino a quando, nel ‘99 Piovani ha vinto il premio dell’Academy Awards per la colonna sonora de “La vita è bella”, capolavoro di Roberto Benigni. «Era un equivoco che andava avanti da anni sulla stampa americana e non si riusciva a chiarirlo — racconta oggi Piovani al Corriere della Sera -. Ci avevamo provato anche insieme, Morricone ed io, a correggere l’errore: avevamo mandato a un’agenzia statunitense una foto in cui eravamo insieme e dove ci indicavamo a vicenda».

Nulla da fare, soltanto durante la cerimonia di premiazione degli Oscar venne fuori la verità. «La sera in cui io ricevetti l’Oscar, durante la conferenza stampa, mi sono trovato davanti una schiera di giornalisti. Mi sono detto: ora o mai più e l’equivoco è finito». Con Morricone, però, Piovani ha sempre avuto un ottimo rapporto. «Con Ennio eravamo molto amici - continua il compositore -. Quando ho cominciato a lavorare, lui era già un affermato maestro e ne avevo soggezione. Poi si è rivelato un collega molto generoso, prodigo di consigli. Negli ultimi anni, è prevalsa la complicità, quotidiane confidenze, persino commenti sulla formazione della Roma, la squadra calcistica di cui sono tifoso. Ancora non mi sono assuefatto all’idea che non ci sia più».

Tra i momenti più intensi della sua carriera, quella volta che, da giovane, si ritrovò ad accompagnare al piano Vittorio De Sica in “Parlami d’amore Mariu’”. «Ero giovanissimo, mi guadagnavo da vivere suonando in un cabaret romano - dice Piovani -. Una sera De Sica spuntò in platea. Al termine dello spettacolo, fu invitato a salire sul palco, lui salì e si accinse a cantare la celebre canzone: io, ancora studente, mi trovai ad accompagnare al pianoforte un gigante della storia del cinema. Gli chiesi a bassa voce: ‘maestro, la tonalità?’ E lui rispose: ‘maestro, faccia lei’. Provai una commozione fortissima».

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