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ITALIALuciana Littizzetto: «L’affido è bello, basta superare la paura»

28.09.22 - 13:00
La comica ha raccontato come ha accolto nella sua famiglia i figli Jordan e Vanessa
IMAGO / Matteo Gribaudi
Luciana Littizzetto: «L’affido è bello, basta superare la paura»
La comica ha raccontato come ha accolto nella sua famiglia i figli Jordan e Vanessa

ROMA - Incontenibile in qualunque programma sia chiamata a intervenire, nella scorsa puntata di “Domenica In” Luciana Littizzetto ha rinunciato alla sua consueta verve comica per raccontare la sua esperienza personale di genitore affidatario. Anni fa lei e il suo compagno di allora, il musicista Davide Graziano, decisero di prendere in affido un bambino. «Avevo il desiderio di maternità, l’attitudine l’ho sempre avuta - ha raccontato la Littizzetto in tv -. Quella dell’accoglienza, del fare spazio nella casa, nel cuore. E l’esperienza dell’affido mi sembrava un’esperienza bella, l’idea di fare un pezzo di strada con un ragazzino che non aveva una situazione familiare tranquilla».

Il bambino in affido divennero poi due: Jordan e Vanessa. Nessun problema per la comica e il compagno. «Gli ho telefonato e gli ho detto: ‘Sono due, non uno’, perché noi avevamo pensato a un figlio. Lui mi ha detto: ‘Speriamo che cada l’aereo’. L’ha presa subito benissimo. Invece è andata bene. Poi siamo stati sfortunati, purtroppo la malattia ha colpito la nostra famiglia e quindi questa cosa qua ha sbaragliato le carte, e sono rimasta abbastanza da sola». Graziano è stato infatti colpito da un’improvvisa malattia e la Littizzetto s’è dovuta occupare di fatto da sola dei figli. «Io avevo paura – ha continuato la comica – il problema di tutte le cose è la paura, che ci frena, ci impedisce di fare le cose. Ma tutto è difficile, niente è facile nella vita. Quindi penso che questa esperienza per me sia stata bella, la consiglio ad altri. Devi essere malleabile e avere pazienza».

Quanto al rapporto con i due ragazzi, la Littizzetto ha spiegato che per vivere insieme sono servite soprattutto malleabilità e comprensione. «Loro mi chiamano ‘Lu’, poi quando sono con gli altri dicono ‘mia madre’. Io gliel’ho chiesto, poi a un certo punto dicono: ‘Noi una madre l’abbiamo avuta per un certo punto’, quindi non volevano sovrapporre le cose».

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