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CANTONEUn servizio di coaching per risolvere il paradosso dell'apprendistato

17.04.23 - 09:52
Manca personale qualificato e allo stesso tempo non si trova un posto da apprendista. Ci chiediamo perché e soprattutto cosa fare.
Fill-up
Un servizio di coaching per risolvere il paradosso dell'apprendistato
Manca personale qualificato e allo stesso tempo non si trova un posto da apprendista. Ci chiediamo perché e soprattutto cosa fare.

LUGANO - Che succede quando domanda e offerta, in fatto di apprendistato, non si incontrano? È presto detto: da una parte carenza di personale qualificato per le imprese e dall'altra frustrazione per i genitori, che sono alla ricerca di una formazione sul campo per i propri figli.

Come è noto, una soluzione a questa ennesima crisi è la creazione "in casa" del personale, un investimento che però non trova l’approvazione di tutte le aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, con meno di 50 collaboratori. Quali dunque le difficoltà? 

Se da un lato la Svizzera può fare affidamento sull'apprendistato, che grazie al suo orientamento al mercato del lavoro crea dei professionisti pronti ad operare nei vari settori, dall'altro questo percorso ha bisogno del coinvolgimento delle aziende, cosa che, purtroppo, sta venendo a meno. In questo senso l'ultimo rapporto "Le Pouls des places d’apprentissage" (marzo 2023) redatto dall’ETH di Zurigo, evidenzia la tendenza da parte delle piccole aziende di andare verso la riduzione dell’offerta dei posti di apprendistato.

«Trovare e poi formare un giovane apprendista richiede un investimento di risorse che attualmente le aziende, soprattutto quelle piccole, fanno fatica a reperire - spiega Sara Rossini- direttrice di fill-up, prima realtà aziendale privata a sostegno dell'intero comparto formativo - «inoltre il timore di dover fare i conti con problematiche legate al comportamento e all’impegno dei candidati le demotiva ulteriormente». E infatti dal rapporto emerge che i candidati mostrano sÌ maggior competenza nella tecnologia e nella comunicazione ma anche meno resilienza e competenze sociali e personali. 

E c'è di più. I giovani temono l'insuccesso e «ritengono più semplice optare per una scuola a tempo pieno rispetto a un apprendistato - continua Rossini - Quest’ultimo impone infatti un processo di selezione impegnativo dove bisogna affrontare diversi ostacoli e soprattutto mettere il proprio destino nelle mani di qualcun d’altro».

Il focus del problema è da ricercarsi nella promozione delle professioni attuata dalle Associazioni professionali. «In questi anni si è investito poco nell’immagine e la maggior parte dei genitori ha una percezione sbagliata sia dell’apprendistato che dei mestieri». Con la conseguenza che chi opta per l'apprendistato si focalizza solo «su determinate professioni ritenute più prestigiose, creando un disequilibrio tra domanda e offerta e aumentando la concorrenzialità tra i giovani i candidati».

La soluzione, secondo l'esperta, è da ricercarsi nel non chiudere fin da principio le porte ai giovani che hanno una qualche difficoltà scolastica. E per farlo «il servizio di coaching di fill-up va verso questo obiettivo: aiutare il giovane a ritrovare la fiducia in sé, per poi guidarlo verso i propri obiettivi, sostenendolo e stimolandolo. Un lavoro in team che rassicura il giovane ma soprattutto l’azienda formatrice e la motiva a ritornare a formare giovani», conclude Sara Rossini. Alle aziende spetta invece aprire le porte a tutti i giovani, offrendo a ciascuno di loro una chance senza pregiudizi.

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