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FRANCIALa riforma sulle pensioni tiene sulle spine Macron

12.03.23 - 20:45
Il presidente francese è alla disperata ricerca di voti per far approvare il progetto di legge.
AFP
Fonte ATS ANS
La riforma sulle pensioni tiene sulle spine Macron
Il presidente francese è alla disperata ricerca di voti per far approvare il progetto di legge.

PARIGI - Sono i numeri a far tremare i protagonisti del braccio di ferro sulla riforma delle pensioni in Francia, il presidente Emmanuel Macron e il governo da una parte, i sindacati e le opposizioni dall'altra.

Il primo è il 49.3, che indica l'articolo della Costituzione in cui si prevede che, in assenza di maggioranza, il governo può ricorrere alla fiducia per far passare "di forza" una legge. Il secondo è 10: il numero di deputati che - secondo gli ultimi calcoli - mancherebbero alla maggioranza per far passare all'Assemblée Nationale la riforma con il suo articolo più controverso, l'aumento da 62 a 64 anni dell'età minima per lasciare il lavoro.

La notte scorsa è arrivata la scontata approvazione in Senato per il progetto di legge che Macron aveva messo in programma durante il suo primo mandato ma che la crisi dei gilet gialli prima e la pandemia dopo costrinsero il governo a rinviare.

Al Senato c'è una maggioranza di Renaissance (i macroniani) e destra che non ha posto alcun problema, anzi, ha consentito di abbreviare i tempi del percorso legislativo. Da giovedì, si apre l'esame del testo all'Assemblée Nationale e al Palais Bourbon il governo non può contare su una maggioranza di deputati favorevoli.

I deputati della destra moderata dei Républicains, che saranno la chiave dell'iter legislativo, sono in tutto 61. Al momento i calcoli aggiornati dicono che sono in 24 a non voler votare la riforma, nonostante Eric Ciotti, presidente del partito, abbia invitato tutti a «mantenere la rotta del coraggio» e a far passare la riforma che gli stessi Républicains hanno contribuito a modificare in alcuni punti come la rivalutazione delle pensioni più basse. «Non saremo la stampella di Macron», ha provato a garantire, ma al momento fra i suoi sono solo 37 quelli decisi a votare "sì".

Il ricorso all'articolo «49.3 è ineluttabile, perché i Républicains non sono in grado di garantire al governo la maggioranza», assicura una fonte attendibile vicina alla destra a "Le Journal du Dimanche". In serata, il portavoce del governo, Olivier Véran ha però assicurato che l'esecutivo «non vuole far ricorso alla fiducia», ma «trasformare una maggioranza relativa in assoluta».

Porre la questione di fiducia sarebbe lo scenario peggiore per tutti: per Macron e il governo, che hanno sempre spiegato di voler "convincere" e non far passare la legge senza discutere. Ma anche per i sindacati, che si troverebbero di fronte a una legge ormai approvata e farebbero fatica a controllare le frange più radicali del fronte sindacale. Che finora, fatto inedito, ha mantenuto la sua unità iniziale, con gli 8 movimenti principali che hanno sempre fatto causa comune.

Prima che la legge sbarchi all'Assemblée Nationale, giovedì, ci sarà una vigilia comunque importante per capire a che livello sarà salita la temperatura dello scontro: mercoledì, infatti, è in programma una nuova giornata di mobilitazione, con una protesta che dà segnali di una minore partecipazione ma di una maggiore determinazione dei più irriducibili.

Nella stessa giornata, il testo sarà oggetto di una discussione parlamentare in seno ad una commissione mista paritaria (Cmp) composta da 7 deputati e 7 senatori. Questo organismo dovrà trovare un accordo su una versione finale del testo che comprenda anche il raggiungimento di un compromesso sulle misure che deputati e senatori hanno votato in termini differenti.

Lo scenario ideale per il governo sarebbe quello di una Cmp che raggiunge subito l'accordo e il nuovo testo definitivo che viene approvato il giorno dopo alla mattina dal Senato e al pomeriggio dall'Assemblée. Significherebbe che la riforma è legge.

Se si ricorrerà alla fiducia col 49-3, il governo si ritroverà senza dubbio a doversela vedere con diverse mozioni di censura da parte delle opposizioni. Per i sindacati, si tratterebbe di un inaccettabile «colpo di mano» e di un «gioco pericoloso» in presenza di un'opinione pubblica in maggioranza contraria.

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