È scattato nel frattempo il piano di mediazione di Usa e Ue per trovare una soluzione politica all'escalation. Parla la Nato.
BELGRADO / PRISTINA - È trascorsa sostanzialmente tranquilla e senza eccessi, ma sempre in una situazione di alta tensione interetnica la notte nel nord del Kosovo, dove prosegue la protesta della popolazione serba locale con blocchi stradali e barricate. Protesta avviata dopo l'arresto tre giorni fa di un ex agente serbo della polizia kosovara accusato di coinvolgimento in azioni terroristiche, assalto agli uffici elettorali locali nel nord e attacchi a funzionari di polizia. La tensione tuttavia sarebbe alimentata dalla politica della dirigenza di Pristina, ritenuta ostile e discriminatoria nei confronti della popolazione serba.
La situazione - Ieri Dejan Pantic, questo il nome dell'ex poliziotto, è stato condannato a trenta giorni di carcere, con il suo avvocato che ha annunciato ricorso. Le scuole nel nord del Kosovo, che operano nell'ambito del sistema d'istruzione della Serbia, sono chiuse da ieri mentre restano inattivi i due principali valichi di Jarinje e Brnjak, alla frontiera con la Serbia. Fortemente condizionati i collegamenti stradali a causa del persistere dei blocchi lungo le principali vie di comunicazione per mezzo di veicoli, camion, autobus, ruspe e altro materiale pesante.
Pattuglie Kfor e Eulex - La situazione sul terreno è monitorata costantemente oltre che dalla polizia del Kosovo anche da pattuglie di Kfor e Eulex - la Forza Nato e la missione civile europea per polizia giustizia e stato di diritto. Da Ue e Usa si moltiplicano gli appelli a entrambe le parti - manifestanti serbi e polizia kosovari -alla calma e alla moderazione, con l'invito pressante a evitare ogni azione e comportamento suscettibile di esasperare ulteriormente le tensioni con conseguenze imprevedibili.
Mediazione di Usa e Ue - Da ieri è nella regione l'inviato Usa per i Balcani occidentali Gabriel Escobar, che dopo colloqui avuti a Pristina dovrebbe trasferirsi oggi a Belgrado. E su indicazione del capo della diplomazia europea Josep Borrel, domani, alla vigilia del vertice del Consiglio europeo, sarà in Serbia e Kosovo Miroslav Lajcak, l'inviato speciale Ue per la regione. Della crisi del Kosovo si parlerà con tutta probabilità oggi anche alla riunione di Bruxelles fra i ministri per gli affari europei dell'Unione.
La posizione della Nato - «L'unica via verso la pace è che Belgrado e Pristina risolvano i loro problemi attraverso il dialogo e raggiungano una soluzione che rispetti i diritti di tutte le comunità. È importante evitare qualsiasi nuova escalation. Kfor rimane estremamente vigile e pienamente in grado di adempiere al suo mandato Onu». Così la missione Nato in Kosovo (Kfor) in un tweet in merito alla nuova escalation di tensioni in corso nel nord del Paese.
Pristina e l'Ue - Nel frattempo, il primo ministro del Kosovo Albin Kurti ha annunciato che Pristina farà domanda per la candidatura all'Ue questa settimana. «È giunto il momento per una nuova fase nelle relazioni con l'Ue. Ciò è in linea con le aspirazioni del nostro popolo», ha detto il premier. Ad ora, il Kosovo non è ancora riconosciuto da cinque Stati membri dell'Ue: Spagna, Grecia, Cipro, Romania e Slovacchia.