Il fenomeno è particolarmente presente a Milano, e fa storcere il naso a molti
MILANO - Che sia zona arancione, rossa, o arancione "rafforzata", c'è chi nonostante le misure imposte dal Governo per arginare la diffusione del coronavirus, in realtà, non ha mai chiuso.
Si tratta dei bar definiti "clandestini" da un'indagine svolta dal Corriere della Sera: locali nascosti, chiusi per finta dietro saracinesche mezze abbassate, con porte e corridoi silenziosi a cui si può accedere solo grazie ad una "parola d'ordine", che cambia settimanalmente.
Così, all'apparente chiusura prevista alle 18, molti clienti ed avventori si recano nei bar segretamente aperti fin dopo mezzanotte, dimenticandosi l'esistenza della pandemia.
«Nessun senso di civiltà»
È risaputo che «gli affari sono messi a durissima prova, ma questi comportamenti scorretti generano un danno d'immagine a tutta la categoria», ha dichiarato furente il segretario dell'associazione di Confcommercio Epam, Carlo Squeri, al Corriere.it «Eppure i controlli ci sono, le segnalazioni alla Polizia anche».
Secondo Alfredo Zini, il titolare di un ristorante milanese, a coloro che non rispettano le regole manca proprio il senso di civiltà, in particolare visto il momento delicato, «con un nuovo picco di contagi all’orizzonte», e «quando a tutti è chiesta la massima dose di responsabilità anche per riuscire a tenere il più possibile aperte le scuole».
Tali contravvenzioni «mettono a repentaglio la salute pubblica e fanno concorrenza sleale» ha concluso il ristoratore, interpellato dal quotidiano.