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LUGANODramma di Solduno: «Sono inciampato ed è partito il colpo»

27.11.23 - 16:24
Per lo sparatore il grave ferimento della 22enne è stato frutto di «un incidente».
Rescue Media
Dramma di Solduno: «Sono inciampato ed è partito il colpo»
Per lo sparatore il grave ferimento della 22enne è stato frutto di «un incidente».

LUGANO - «Si è trattato di un incidente, sono inciampato ed è partito il colpo». È quanto dichiara il 22enne sangallese oggi a processo per avere sparato alla sua ex compagna, lo scorso 21 ottobre 2021 a Solduno, ferendola gravemente e mettendone in pericolo la vita.

«Se durante l'inseguimento avvenuto sulle scale il fucile ha sparato è perché era disassicurato», osserva però il giudice Siro Quadri. «Sono sicuro che nell'appartamento era assicurato e non ho fatto apposta a disassicurarlo», afferma dal canto suo l'imputato. «Forse è successo quando la mia ex compagna mi ha attaccato con lo spray al pepe».

«Ero sotto shock» - Si parla quindi dei minuti successivi all'esplosione del proiettile. «Inizialmente pensavo di avere colpito la porta, poi ho capito perché lei era a terra e urlava. A quel punto sono andato in shock», racconta il giovane. «Perché allora è risalito nell'appartamento?», lo incalza Quadri. «Pensavo di non poter fare niente e volevo chiamare i soccorsi. I telefoni erano nell'appartamento». Un'argomentazione, questa, che però non convince la Corte: «In verità i soccorsi lei non li ha mai chiamati», osserva infatti il giudice. «Quando sono risalito avevo ancora lo spray urticante in faccia, quindi sono andato subito a lavarlo via», si giustifica il 22enne. «Poi ho preso il mio cellulare, ma non riuscivo a mettere il codice per accedervi. E subito dopo dal balcone ho visto che i soccorsi stavano già arrivando».

«"Ho dovuto farlo"» - Peccato però che l'imputato, dopo i fatti, il telefono l’ha usato eccome: «Sì, ho chiamato mia madre e le ho mandato dei vocali», ammette. In uno dei messaggi vocali ascoltati in aula si sente infatti il giovane dire più volte "mi dispiace, mi dispiace" e "ho dovuto farlo". «Lei si scusa per il danno causato a sé stesso e ai suoi familiari, ma non nomina neanche il fatto di aver appena colpito con una pallottola la sua ex partner», evidenzia il giudice, rimarcando che dopo l'accaduto il giovane ha distrutto il suo telefono e chiesto alla sorella di resettare un secondo telefono di sua proprietà rimasto a San Gallo. «Ero sotto shock, ma dicendo "mi dispiace" mi riferivo alla mia ex, e con il "ho dovuto farlo" intendevo che avevo dovuto andare da lei per parlarle», replica il 22enne.

Quadri interroga poi l'imputato riguardo al tatuaggio impresso sulla sua guancia. «Comunemente la lacrima piena ha come significato l'aver ucciso qualcuno», commenta, domandando come mai avesse deciso di fare proprio questo tatuaggio. «Io ci ho dato un altro significato. L'ho fatto per mio padre, morto suicida», spiega il sangallese.

Articolo in aggiornamento..

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