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LUGANOMortale di Grancia: «Ogni bravo ragazzo può commettere errori scellerati»

22.11.23 - 16:34
La difesa chiede un massimo di due anni di detenzione sospesi con la condizionale per il 23enne alla guida dell'auto.
Rescue Media
Mortale di Grancia: «Ogni bravo ragazzo può commettere errori scellerati»
La difesa chiede un massimo di due anni di detenzione sospesi con la condizionale per il 23enne alla guida dell'auto.

LUGANO - «L'imputato non è un criminale senza scrupoli e senza alcun rimorso». È così che l'avvocato difensore Paride De Stefani si è riferito al 23enne oggi alla sbarra alle Assise criminali di Lugano per aver causato, il 12 febbraio 2021, l'incidente di Grancia costato la vita a una 17enne.

La difesa ha quindi chiesto una pena detentiva complessiva, sospesa con la condizionale, non superiore ai due anni. «Non cerchiamo di giustificare l'ingiustificabile, ma ogni bravo ragazzo può commettere errori scellerati. E per questo ancora oggi è distrutto dai sensi di colpa».

Alla fine del dibattimento il 23enne si è anche rivolto alla famiglia della vittima: «So bene che qualsiasi pena io possa espiare non la porterà mai indietro, ma non esiste giorno che io non pensi a quella sera, all'ultimo sorriso di lei, e a quanto vorrei che quello che le è successo fosse successo a me».

«Correva perché loro glielo chiedevano» - «La responsabilità dell'imputato è sicuramente importante, ma non dimentichiamoci che lui ha agito per dare adrenalina ai suoi passeggeri e per farli divertire, perché loro stessi glielo chiedevano. Infatti lui non adottava uno stile di guida così audace quando era da solo», sottolinea l'avvocato De Stefani. «Pur avendo causato una tragedia», aggiunge, «questo ragazzo si è immediatamente pentito ed è in cerca della redenzione».

Una pena più pesante, per la difesa, «comprometterebbe inoltre il percorso universitario intrapreso dal giovane e danneggerebbe ancor di più il suo stato psicologico, già aggravatosi ulteriormente in seguito alla morte di sua madre».

«Non è stato omicidio intenzionale» - Si approcciano poi gli aspetti più tecnici del caso. La difesa ritiene infatti che per quanto accaduto a Grancia non si possa confermare l'ipotesi di reato più grave, quella di omicidio intenzionale per dolo eventuale, ma solo quella di omicidio colposo. «Il codice penale prevede che il dolo eventuale debba essere valutato con particolare cautela», spiega l'avvocato Anna Grümann. «I conducenti tendono a sovrastimare le loro capacità alla guida e a sottostimare i pericoli. Il Tribunale federale ha stabilito inoltre che il conducente, per prendere in considerazione e accettare di uccidere qualcuno, deve accettare questo rischio anche per sé stesso. Condizioni, queste, che in passato sono state ritenute presenti solo in casi estremi». 

«Prima di quella fatidica sera il 23enne aveva corso su quel tracciato varie volte», continua Grümann, «per questo era convinto che anche questa volta, come le altre, tutto sarebbe andato bene». Del resto «come ne era convinto lui, lo erano anche i suoi amici». L'imputato «si considerava infatti un buon guidatore, aveva ottimi tempi di reazione e forse sopravvalutava le sue capacità. Inoltre quella sera non aveva assunto alcol o sostanze, non era stanco e la strada era asciutta». Conducente e passeggeri «volevano solo divertirsi, ed è del tutto scriteriato pensare che il 23enne fosse disposto a far morire, per puro divertimento, i suoi amici».

«Una grave negligenza» - Per la difesa l'incidente non era inoltre, a livello tecnico, inevitabile. «Il perito ha stabilito che se fosse stato più attento il giovane avrebbe potuto scorgere il furgone che ha scansato, facendo una repentina manovra e causando il rovesciamento dell'auto, circa cinquanta metri prima». Il 23enne «ha dunque commesso una grave negligenza, ma non si può dire che abbia accettato la possibilità di uccidere qualcuno». Per tutti questi motivi la difesa ritiene che quanto accaduto quella sera a Grancia non possa essere qualificato come omicidio intenzionale per dolo eventuale.

«Questo è un procedimento carico di tragedia», ha detto da parte sua l'avvocato Demetra Giovanettina, rappresentante della famiglia della vittima. «L'ipotesi di reato di omicidio intenzionale per dolo eventuale è però a mio modo di vedere inattaccabile: nel suo agire l'imputato ha infatti accettato il rischio di uccidere la 17enne. Lui quel percorso l'aveva fatto più volte, mentre lei no, era la prima volta che percorreva quel tracciato con l'imputato alla guida».

A prendere la parola è infine la rappresentante del secondo accusatore privato, il 16enne rimasto gravemente ferito nello schianto. «A seguito dell'incidente il mio assistito ha subito un lungo periodo di degenza, lottando tra la vita e la morte». Ancora oggi, inoltre, «è inabile al lavoro e soffre le conseguenze psicologiche dell'incidente: ha difficoltà di concentrazione, problemi di memoria, soffre di insonnia e di foto e fonofobia».

 La sentenza è attesa per domani alle 16.

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