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CANTONEPreventivo 2024, si ricorre contro la mancata referendabilità di due articoli

16.02.24 - 11:48
A firmare il ricorso sono Maneuele Bertoli e Raoul Ghisletta: «Viene negato un diritto. Una violazione grave»
TiPress
Preventivo 2024, si ricorre contro la mancata referendabilità di due articoli
A firmare il ricorso sono Maneuele Bertoli e Raoul Ghisletta: «Viene negato un diritto. Una violazione grave»

BELLINZONA - E' firmato da Manuele Bertoli e Raoul Ghisletta il ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale contro le due norme (non referendabili) «improvvidamente aggiunte dalla maggioranza della Commissione della gestione e delle finanze» al decreto legislativo sul Preventivo 2024.

«Approvandole in questa forma il Parlamento cantonale ha negato un diritto costituzionale fondamentale ai cittadini ticinesi e per questo il ricorso chiede di annullare le due disposizioni impugnate», viene sottolineato dall'ex consigliere di Stato e dal sindacalista.

La contestazione giuridica si basa «sulla violazione del diritto di referendum riconosciuto dalla Costituzione ed è su questo punto che il Tribunale federale sarà chiamato a pronunciarsi - si prosegue -. Una violazione grave, che tocca uno dei diritti centrali del sistema democratico del nostro Paese e del nostro Cantone».

Al di là degli aspetti puramente giuridici, il ricorso è presentato anche per contestare i contenuti delle due disposizioni di cui si chiede l’annullamento.

«L’art. 2, che impone al Governo drastici tagli nel settore dell’asilo, non considera le necessità delle tante persone, tutte con situazioni e storie diverse, che vengono sostenute nel nostro Cantone dopo aver dovuto fuggire dalla loro terra d’origine». Manuele Bertoli, dal 1° gennaio presidente della Commissione federale della migrazione, ritiene che limitare il sostegno a quanto possibile con i soli finanziamenti federali riduca l’accoglienza verso questi uomini, donne e bambini in maniera inaccettabile, considerato anche il fatto che i finanziamenti federali sono forfettari, rispondono a parametri burocratici e non considerano la realtà concreta delle necessità di queste persone.

«L’art. 3, che impone al Consiglio di Stato di cancellare il 20% delle posizioni dei dipendenti dello Stato che hanno lasciato o lasceranno il loro posto di lavoro, svilisce la pubblica amministrazione e tutti i suoi servizi e istituzioni, partendo dal principio, sbagliato e mai comprovato, che quello che ieri si faceva in 10 oggi sia possibile farlo in 8». Raoul Ghisletta, segretario del Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD Ticino, contesta questo «rigido quanto aleatorio» approccio nella definizione della dotazione del personale cantonale, che attuato a partire dal 2022 per la categoria degli “impiegati”, «ha già creato problemi concreti nei servizi erogati alla popolazione (anche a quella meno favorita, come l’utenza dei servizi sociopsichiatrici)». «Il fatto di estendere ora questo approccio rigido ed aleatorio alla scuola (docenti e operatori scolastici specializzati) è un atto che inevitabilmente ridurrà la qualità della scuola e della formazione professionale per le giovani generazioni», fa notare Ghisletta.

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