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LUGANOTravolti dallo smartphone: «È comunque cultura»

13.10.23 - 08:33
Il digitale avanza. Facilitando determinate cose. E complicandone altre. Le riflessioni di Alessio Petralli, direttore del Premio Möbius.
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Travolti dallo smartphone: «È comunque cultura»
Il digitale avanza. Facilitando determinate cose. E complicandone altre. Le riflessioni di Alessio Petralli, direttore del Premio Möbius.

LUGANO - Siamo travolti dalla digitalizzazione. E di recente Tomas Chamorro, psicologo del lavoro intervistato dalla Nzz, ha lanciato l'allarme: smartphone e compagnia incidono sulla nostra concentrazione e sul nostro quoziente intellettivo. Come destreggiarsi in questa giungla digitale sempre più pressante? La palla va ad Alessio Petralli, direttore del premio Möbius Lugano, alla vigilia della ventisettesima edizione dell'evento dedicato alla cultura digitale in programma per oggi venerdì 13 e domani sabato 14 ottobre all'Auditorium dell'USI. 

Come si fa a parlare di cultura digitale quando non c'è nemmeno il tempo di approfondire qualcosa che già c'è una novità?
«Le novità raramente saltano fuori all’improvviso. Di quelle che lo fanno, non sono mai tante a rimanere. Le novità hanno bisogno di tempo per crescere e affermarsi, la diffusione è tipicamente graduale. E in questo tempo, ci sono tanti studiosi che ne seguono gli sviluppi. Però è innegabile che si tratti di un lavoro impegnativo: l’aspirazione di un piccolo osservatorio come il Möbius sta nel raccogliere gli sviluppi recenti e presentarli in un formato più digeribile».

Dai video in concorso per il vostro Premio Giovani si nota la dipendenza dell'essere umano dallo smartphone. È cultura questa?
«Si tratta senza dubbio di un cambiamento radicale nei modi in cui la cultura prende forma, ma rimane cultura. Pensiamo all’introduzione della stampa a caratteri mobili. Fino a quel punto non era raro imparare praticamente a memoria i libri: i codici erano costosi e una copia era giustificabile solo in casi estremi. Con la diffusione della stampa, quella particolare capacità è stata progressivamente abbandonata. Ma allo stesso tempo abbiamo assistito a una crescita stupefacente nei tassi di alfabetizzazione e nel patrimonio di sapere a disposizione di tutti».

Oggi forse è lo stesso: riceviamo qualcosa e lasciamo qualcosa?
«La sfida sta nel bilanciare i due aspetti, per evitare di perdere troppo o precludersi vantaggi per motivi puramente ideologici. E credo che il dibattito su come farlo ci sia: avremo al Möbius di quest’anno un incontro dedicato al tema “TikTok spiegato ai genitori” (venerdì 13 alle 15.30) in cui interverranno un gruppo di docenti e ricercatori dell’USI con la partecipazione del noto influencer ticinese Michale Casanova». 

Intelligenza artificiale e simili stanno facendo paura ad alcuni. Tanto che ci si chiede se questo sia davvero progresso.
«Anche in questo caso si tratta in larga parte di un gioco di equilibri. Stiamo già vedendo applicazioni virtuose di queste tecnologie, per esempio in ambito medico. Molte ancora sono in arrivo. D’altro canto, stiamo anche assistendo a usi meno nobili, e potremo assistere a un dispiegamento su larga scala con l’avvicinarsi delle elezioni negli USA. Le preoccupazioni sono tante, anche se queste tecnologie non sono intrinsecamente benefiche o dannose».

Come se ne viene a capo?
«La discriminante sarà chi le controlla e come vengono applicate. Il pallino è in mano ai legislatori. Mi sembra che su questo fronte ci siano segnali positivi e ad esempio l’impegno dell’Unione Europea nella regolamentazione del settore è indicativo. Il nostro Grand Prix Möbius 2023 per l’intelligenza artificiale al servizio della società a Roberto Viola è un’indicazione in tal senso».

Le nuove generazioni sembrano sempre più immerse nel digitale. Allo stesso tempo scatta l'allarme socializzazione. 
«Sappiamo che la diffusione delle tecnologie digitali ha mutato molte forme di socializzazione. Sappiamo anche che le nuove generazioni in particolare devono affrontare problemi legati al proprio benessere mentale. Una parte di questi problemi deriva senza dubbio da un contesto storico globale di profonda crisi, ma la pandemia ha reso evidente che le dinamiche sociali di oggi hanno un loro peso essenziale. Ci sono situazioni preoccupanti, però non penso che all’origine del problema vi sia l’immersione nel digitale».

È un mondo nuovo per tutti...
«Noi “grandi”, come società e come genitori, siamo stati educati a socializzare in forme che non sono cambiate in maniera sostanziale per secoli e le lezioni che siamo in grado di trasmettere sono probabilmente da rivedere. Dobbiamo poi riflettere sul tipo di mondo digitale che offriamo ai nostri figli. Il problema non è tanto il digitale in sé, ma i valori e le priorità che incarna. Basti pensare al fatto che gli algoritmi di praticamente tutti i social media prediligono contenuti con emozioni negative. Questi valori non nascono nel mondo digitale, ma vengono dalla società in carne e ossa, fuori dagli schermi».

La digitalizzazione crescente sta creando stress e ritmi elevati. È la società del "tutto e subito". E la salute dove la mettiamo?
«Direi che il digitale ha permesso di portare alla luce tentazioni che sono insite nel modo in cui funziona la società contemporanea. Quello a cui assistiamo sono le estreme conseguenze di sistemi che precedono l’invenzione di internet o degli smartphone».

In questo vede anche aspetti positivi?
«Gli estremi a cui siamo arrivati stanno spingendo sempre più persone a prendere coscienza dell’importanza di tutelare il proprio benessere. La soluzione non arriverà necessariamente dalle nuove tecnologie, ma penso che sia doveroso impiegarle come facilitatrici in questa direzione».

Ci fa un esempio concreto?
«Banalmente: abbiamo visto che lavorare da casa può migliorare in certi casi la qualità del lavoro e della vita. Una settimana lavorativa più breve potrebbe forse aumentare produttività e benessere e non è difficile immaginare che l’intelligenza artificiale possa facilitarne l’applicazione. Oppure, per riavvicinarci al Möbius: se voglio seguire una conferenza, oggi non sono legato agli orari dell’evento, ma ho la possibilità di guardare la registrazione quando ne ho effettivamente la possibilità. Grazie alle tecnologie digitali posso decidere volontariamente di rallentare, programmare e riprendere almeno in parte possesso del mio tempo».

Sembra relativamente facile da come dice...
«I ritmi impossibili e lo stress ingestibile non sono necessità inevitabili, ma decisioni. Abbiamo strumenti necessari per vivere meglio, dobbiamo ponderarli e decidere di volerli usare. Per questa ragione il Möbius 2023, oltre a presentare progetti di valore legati a “digitale e disabilità” e ai “laboratori immersivi”, si occupa di storie giovanili digitali, di robotica educativa, di Chat GPT, di TikTok, di cancel culture e di fusione nucleare. “Cose difficili spiegate bene!” è il motto di quest’anno. Noi speriamo di riuscire a dare il nostro modesto contributo».

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