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Il Ticino in soccorso del Marocco. «La vera solidarietà non conosce confini»

CANTONEIl Ticino in soccorso del Marocco. «La vera solidarietà non conosce confini»

22.09.23 - 06:30
Dal Ticino fino agli angoli più reconditi tra le montagne marocchine, in aiuto dei popoli colpiti dal terremoto.
Ass.Mini Club al’Amal
Il Ticino in soccorso del Marocco. «La vera solidarietà non conosce confini»
Dal Ticino fino agli angoli più reconditi tra le montagne marocchine, in aiuto dei popoli colpiti dal terremoto.

LUGANO - «Che cosa posso fare?». È stato il primo pensiero innanzi alle immagini del devastante terremoto che lo scorso 9 settembre ha spaccato in due il Marocco.

«Era sabato mattina. Appena ho sentito la notizia il cuore è andato a mille. Fin da subito ho contattato amici e parenti per sapere come stavano». Dopo poco l’idea di una campagna fondi iniziata in punta di piedi, inviando «qualche messaggio ai marocchini residenti qui in Ticino», trasformata poi in una vera e propria catena di solidarietà che ha coinvolto l’intero cantone.

A raccontarlo a Tio/20minuti è Amal Meroni, originaria di Rabat e ticinese d'adozione da molti anni.

Un passaparola per aiutare

Il tam tam tra Lugano e il Marocco è iniziato immediatamente. Amal non ha perso tempo e parlando con sua sorella Souad, a Rabat per far visita ai genitori, e suo fratello Azzedine hanno messo nero su bianco il loro piano.

«Per aiutare concretamente queste persone ci siamo divisi le parti. Personalmente mi sono occupata della raccolta fondi, mia sorella di comprare vestiti e oggetti di prima necessità sul posto, mio fratello di consegnare il materiale con il suo furgoncino». 

In questa vicenda, fatta di intrecci e legami, è stato poi fondamentale il contributo di una sua amica. Si chiama Fatiha. È stata sua l’idea di contattare la moschea di Varese. Aveva saputo infatti che lì era possibile inviare coperte, vestiti, sedie a rotelle, deambulatori e oggetti per bambini. Sarà grazie alla presenza di suo fratello, Abderrahim, in Marocco che si agirà tempestivamente, trasportando nel suo furgone quanto acquistato nel più breve tempo possibile.

Una mobilitazione accorata

Tanta la gente che si è mobilitata. Dal materiale video condiviso si possono osservare tir e camion provenienti da ogni dove. Ecco perché prima di far partire qualsiasi tipo di aiuto il gruppo di benefattori ha stabilito degli obiettivi: «Sapere le reali necessità delle persone e consegnare tutto personalmente, in quei paesini dimenticati e sperduti sulle montagne, dove non esistono strade». Far partire gli aiuti dalla Svizzera avrebbe voluto dire perdere tempo: «La dogana marocchina attualmente è sovraccaricata dalla quantità di materiale che è stata inviata. Sarebbe arrivato tutto molto in ritardo».

Invece grazie alla loro intuizione, le prime consegne sono già state recapitate ad Amizmiz, una piccola città situata alle pendici delle montagne dell’Atlante, distante circa 50 chilometri da Marrakech. Lì le case, fatte per lo più di terra, sono state completamente distrutte. Costringendo gli abitanti a dormire in tende, tante pervenute grazie agli aiuti internazionali. Il prossimo viaggio avrà come destinazione la zona di Taraoudant. Dove ancora l’assistenza sta tardando ad arrivare. 

Un'emozione che non si può nascondere

«Quando ho visto le immagini delle consegne mi sono emozionata», racconta. «Mio fratello mi racconta piangendo delle persone che incontra: la situazione è desolante. Nonostante tutto accolgono tutti con il sorriso. Provano un forte senso di riconoscenza e gratitudine».

Il racconto di Amal è un esempio concreto di umanità. Nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo la decisione presa dal governo marocchino relativamente agli aiuti umanitari "selezionati". Questa storia insegna, invece, che la determinazione e il desiderio di aiutare il prossimo può abbattere qualsiasi barriera.

«Basta poco per aiutare»

«Ognuno con poco può aiutare». Amal confida poi di voler proseguire con la sua campagna anche una volta spenti i riflettori sulla vicenda: «Non vorrei aiutare solo ora, vorrei continuare. Sia Fatiha che io ci rechiamo in Marocco almeno una volta all’anno per visitare i nostri familiari. Ecco che possiamo proseguire concretamente dando il nostro contributo per la nostra gente».

Per chi volesse donare «è ancora possibile». Nei prossimi giorni sarà attivato un conto bancario intestato all’Associazione Mini Club al’Amal, ente no profit che dal 2016 si occupa di insegnare la cultura e la lingua araba.

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