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AURIGENO«Non credo all'infermità mentale, lo sparatore sapeva quello che faceva»

12.05.23 - 15:16
Dramma del bidello ucciso, tanti campanelli non ascoltati. Troppi? Le riflessioni del criminologo Franco Posa. 
Rescue Media
«Non credo all'infermità mentale, lo sparatore sapeva quello che faceva»
Dramma del bidello ucciso, tanti campanelli non ascoltati. Troppi? Le riflessioni del criminologo Franco Posa. 

AURIGENO - "Prima o poi tutti ci sediamo a un banchetto di conseguenze". "Non ridere perché sono caduto, ma scappa perché mi sto rialzando". "La vita è bella, ma alla fine muori". Sono solo alcune delle frasi postate negli scorsi mesi dal 42enne che nella giornata di ieri, giovedì, ha ucciso a colpi di pistola il bidello delle scuole ai Ronchini di Aurigeno. Parole di un uomo accecato dalla rabbia per cui già nel 2022 si ipotizzava una presa a carico psichiatrica. Il custode scolastico intratteneva una relazione con l'ex compagna del 42enne. I campanelli d'allarme non sono stati ascoltati a sufficienza? Lo chiediamo al criminologo Franco Posa. 

In Valle Maggia si parla di un dramma annunciato. È così?
«Ci sono strumenti utili per l'identificazione dei fattori di rischio criminogeni. Da quanto appreso i segnali nel caso specifico erano noti. In particolare da fonti aperte, visto che i messaggi minacciosi venivano pubblicati anche sui social». 

Le autorità, pur essendo a conoscenza delle tensioni tra i due, non sono riuscite a evitare il peggio. 
«Non si può colpevolizzare nessuno. È sempre difficile stabilire se una persona possa veramente passare dalle parole all'atto criminoso. C'è un'evidente difficoltà logistica, interpretativa e tecnica nel mettere in relazione questi allarmi con l'effettivo rischio operativo criminale. Non si può portare in polizia chiunque scriva qualcosa di ambiguo su Facebook».

Mesi fa Tio/20Minuti era venuto a sapere del materiale infiammabile lasciato dal futuro omicida davanti all'abitazione della vittima. Le autorità, da noi contattate, ridimensionarono l’accaduto.
«Non posso entrare nel merito di tale decisione. Ritengo comunque sempre a tutela delle parti coinvolte applicare ogni strumento adeguato per prevenire e contrastare episodi criminali drammatici».

All'epoca, tra la popolazione, ci dissero "Queste sono cose private. Non sono cose da mettere sui giornali"...
«L'opinione pubblica non può sostituirsi alle competenze delle autorità».

L'omicida viene descritto come un uomo irrequieto. Ma tutti sono sorpresi per il gesto folle che ha compiuto. 
«Statisticamente solo una percentuale esigua dei reati gravi è riconducibile a una patologia psichiatrica. La competenza valutativa è esclusivamente psichiatrica. Nel caso specifico l'atto criminale, per quanto noto, risulta essere premeditato».   

Eppure negli scorsi mesi, dopo l'inchiesta di polizia legata alle minacce e al materiale infiammabile lasciato davanti alla scuola, era stata segnalata la necessità di una presa a carico psichiatrica per l'omicida. 
«Allo stato attuale, questo dettaglio non cambia la mia visione delle cose». 

L'uomo è entrato in una scuola e ha sparato...
«Dinamica criminale che suggerisce quanto sia deciso e premeditato l'atto compiuto. Il fatto che l'accaduto sia avvenuto in un luogo pubblico e in presenza anche di bambini, denota la forte motivazione che ha sostenuto l'ideazione e la condotta delittuosa posta in essere».

Docenti e allievi sono sotto shock. E ora come si riparte?
«Il Ticino può vantare un apparato di specialisti d'eccellenza per l'assistenza in casi traumatici. I percorsi di sostegno sono all'avanguardia e sono stati attivati come sempre rapidamente. Gli allievi hanno certamente subito un' esperienza fortemente traumatica che può essere superata, per evitare conseguenze future come disturbi post traumatici da stress. Ovviamente il caso dei figli della vittima risulta essere profondamente differente». 

Cosa può insegnare questa vicenda?
«Quanto sia importante investire risorse in termine di prevenzione e contrasto, valutare il singolo caso e procedere con le dovute competenze alla verifica del rischio della violenza criminale e della possibile evoluzione».

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