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CHIASSOLETTERARIA«La morte è un prezzo che i giovani iraniani sono disposti a pagare»

12.05.23 - 17:45
La testimonianza dell'avvocata iraniana premio Nobel per la pace nel 2003 Shirin Ebadi a ChiassoLetteraria.
CHIASSOLETTERARIA / MARTA PANZERI
Shirin Ebadi durante la conferenza stampa a ChiassoLetteraria.
Shirin Ebadi durante la conferenza stampa a ChiassoLetteraria.
«La morte è un prezzo che i giovani iraniani sono disposti a pagare»
La testimonianza dell'avvocata iraniana premio Nobel per la pace nel 2003 Shirin Ebadi a ChiassoLetteraria.

CHIASSO - «Der Letzte macht das Licht aus», l’ultimo spenga la luce, è la scritta sul muro di Berlino che ha ispirato la diciassettesima edizione di ChiassoLetteraria. Un'edizione speciale il cui tema centrale è la dissidenza, l’opposizione consapevole ai totalitarismi, la lotta nonviolenta in difesa dei diritti delle persone.

Un premio Nobel per la pace

Ospite d'onore, l'avvocata iraniana premio Nobel per la pace nel 2003 Shirin Ebadi, che aprirà ufficialmente questa sera il festival. Autrice di numerosi saggi autobiografici e di denuncia, Ebadi si batte da diversi anni per la democrazia e i diritti umani, in particolare i diritti delle donne, dei bambini e dei rifugiati. Un impegno pagato a caro prezzo. Dal 2009 non può più tornare nel suo Paese e si trova in esilio a Londra. 

«L’Iran è un paese antichissimo con una grande cultura. Le donne hanno sempre svolto, nella storia del Paese, un ruolo centrale nelle manifestazioni e nella lotta per la libertà», ha raccontato Ebadi durante la conferenza stampa di presentazione che si è svolta questa mattina a Chiasso. Il premio Nobel per la pace ha raccontato la sua storia personale fatta di lotte e battaglie per difendere i diritti delle donne iraniane.

La lotta per la libertà

Una conquista spazzata però via dalla rivoluzione islamica del 1979. «La rivoluzione ha tolto tutti i diritti che avevamo conquistato». Sono molte le leggi che discriminano le donne e Ebadi ha voluto elencarne alcune. «Ogni donna deve sempre coprire il capo e portare il velo, altrimenti viene arrestata. Un uomo può spostare contemporaneamente 4 moglie e divorziare quando ha voglia, mentre per una donna lasciare il marito è quasi impossibile. Oppure una donna sposata non può viaggiare senza il permesso del marito. O ancora, la vita di una donna vale la metà della vita di un uomo. Anche in caso di risarcimento dopo un incidente, il compenso per una donna sarà esattamente la metà». L'elenco purtroppo è ancora lungo. «Per questa ragione le donne sono sempre state contro il regime islamico fin dal primo giorno».

Inevitabile non ripercorrere l’incredibile coraggio delle ragazze e dei ragazzi iraniani scesi in piazza da settembre dello scorso anno per protestare a seguito della morte di Mahsa Amini, la ragazza curda uccisa dalla polizia morale per non aver indossato l'hijab in modo corretto. «La brutale morte della ragazza è stato il fiammifero che ha acceso la rabbia della popolazione. È in corso ora una grande rivoluzione». Ebadi ha ricordato lo slogan delle proteste: "Donna, vita e libertà". «Una frase che ha due significati: noi vogliamo un regime religioso, ma pretendiamo un sistema democratico e secolare». 

La voce della Rivoluzione

Una rivoluzione che, malgrado la feroce repressione del governo, resiste. «È la prima volta che le ragazze giovani manifestano per strada con i propri genitori. La rivoluzione iraniana è iniziata e continuerà fino al giorno della vittoria. Le persone hanno perso la speranza che il sistema possa migliorare. Non sono soltanto le donne che non sono contante, anche gli uomini sono contro a questo regime». Eppure, dopo varie fiammate, l'intensità delle manifestazioni sta diminuendo. Un aspetto che non preoccupa però Ebadi. «La rivoluzione è un processo. La sua voce a volte tuona e altre volte si affievolisce. Negli ultimi mesi questa voce era molto alta e ha contagiato più di 100 città in tutto il Paese. Ora la voce non è sparita, si è solo abbassata». 

Il messaggio di Ebadi per i giovani iraniani in piazza è diretto: «Ogni cosa ha un prezzo, anche la democrazia», ricordando come anche i Paesi Occidentali hanno affrontato sanguinose guerre per ottenere la libertà. «In Iran molte persone stanno morendo, ma la gente ha deciso di pagare questo prezzo. È questo che il regime teme: il coraggio del popolo ha superato la violenza della polizia». L'aumento della violenza nella repressione non ha infatti spaventato i manifestanti, anzi la rabbia della popolazione è stata incontenibile. «Fa male vedere morire giovani ragazza in prigione oppure avvelenate dal regime, ma so che non si fermeranno. Sono coscienti che non hanno un futuro finché non otterranno libertà. È un coraggio che ammiro tantissimo».

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