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MENDRISIODiversi alberi «non riusciranno a sopravvivere»

27.08.22 - 08:33
I boschi e i parchi stanno ingiallendo prima del tempo e in modo più importante rispetto agli scorsi anni
Tio20Minuti / Caironi
Balerna
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Diversi alberi «non riusciranno a sopravvivere»
I boschi e i parchi stanno ingiallendo prima del tempo e in modo più importante rispetto agli scorsi anni

MENDRISIO - Foglie gialle, rami secchi, un versante del Monte Generoso costellato da macchie gialle. Con la siccità sembra che nel Mendrisiotto sia già arrivato l'autunno. Non è la prima volta che succede, ma, puntualizza il Capo Sezione forestale del Cantone Roland David, è un fenomeno «più marcato rispetto agli anni scorsi» e ci sono alberi che «non riusciranno a sopravvivere».

Il Ponte Diga di Melide è diventato una sorta di spartiacque stagionale. Se nel Luganese la vegetazione, a vista d'occhio, brilla nella sua miglior forma, nel Mendrisiotto la differenza è abissale.

Come spiegato da David, «il fenomeno è riconducibile al lungo periodo siccitoso vissuto quest’anno. Si tratta in effetti di una reazione dell’albero che, in mancanza d’acqua, per proteggersi decide di chiudere anzitempo la sua stagione vegetativa». E il Mendrisiotto, in fatto di siccità, è stato protagonista assoluto per tutta l'estate ticinese.

Ciò che sta avvenendo nei boschi e nei parchi non è una prima volta, ma, afferma il Capo Sezione forestale, «è sicuramente da considerarsi precoce». «Quest'anno il fenomeno ha interessato delle fasce di territorio boschivo più ampio, in particolare sul substrato calcareo», mentre negli anni scorsi appariva in maniera più puntuale e in concomitanza con i terreni più superficiali.

Sul destino di questi alberi ingialliti prima del tempo ci sono ancora molti punti di domanda. Delle risposte potrebbero arrivare solo nel corso della prossima primavera. Allo stato attuale è noto che le piante che stanno soffrendo di più sono la roverella, il carpino e la betulla.

Proprio in questi giorni la Sezione forestale sta organizzando un sistema di monitoraggio. «Ci permetterà di verificare l’evoluzione futura di questi popolamenti», come ad esempio l'ampiezza e il tasso di mortalità delle singole specie arboree. «Quello che sicuramente si può già dire è che vi saranno sicuramente degli alberi che non riusciranno a sopravvivere a questa situazione, ma la loro percentuale non è al momento ancora conosciuta».

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