La mostra dell’artista albanese è stata inaugurata oggi a Villa Ciani. Borradori: «Una settimana fantastica per la cultura in città»; e smorza le polemiche sulla "croce"
LUGANO - Se siete passati da Lugano di recente, quasi sicuramente le avete già viste. È da un mesetto ormai che con la loro “luce” catturano l’occhio dei passanti, rimbalzando poi da un social network all’altro, tra semplici “selfie” ricordo e scatti geniali. Uno su tutti quello virale dei “Drifting Icebergs”, immortalati in primo piano nelle acque di fronte al Parco Ciani con la complicità di un Toblerone in “abiti” luganesi.
A braccetto tra la rete e qualche polemica - sulla quale la politica cittadina si è già lanciata a testa bassa negli scorsi giorni - la città ha inaugurato oggi la mostra “Lugano: riflessi di luce” dell’artista albanese Helidon Xhixha, che dopo aver già illuminato con le sue opere in acciaio la Biennale di Venezia e i Giardini di Boboli a Firenze, ha ora conquistato le sponde del Ceresio (dove rimarrà fino al prossimo 22 settembre).
L’esposizione a cielo aperto - la prima negli ultimi tre lustri, ricordando i precedenti quali Pomodoro e Botero - si incastra nel tessuto urbano, «animando in modo intelligente» la città, ha sottolineato oggi a Villa Ciani il sindaco Marco Borradori, che ha voluto ribadire l’importanza del fattore inclusività, aprendo al superamento dei «vecchi steccati» tra cosiddetta cultura di serie A e B. In modo particolare in questa «settimana fantastica» per la cultura a Lugano.
L’arte di Xhixha, e lo spalancamento della sua «quarta dimensione», punta a «stimolare il dialogo tra chi osserva» l’opera e l’opera stessa. È «un plasmare la luce attraverso la materia» ha spiegato l’artista di Durazzo, parlando del suo «amore a prima vista» nei confronti dell’acciaio. Un materiale che ha trovato nel palcoscenico luganese uno sfondo ideale: «È una città vicina ai miei riflessi, che rifugge la staticità».
Polemiche? «Beghe di paese» - Inevitabile però rivolgere un pensiero anche alle polemiche degli ultimi giorni sulla “croce”. Qualcosa di simile era accaduto anche a Firenze, con l’installazione dietro a Palazzo vecchio, come ricordato da Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Borradori però ha voluto subito smorzare. «Siamo una città che vuole crescere» e «abbiamo trovato la nostra velocità di crociera». Imperativo quindi non «guastare tutto», con quelle che anche Roberto Badaracco, capo dicastero alla Cultura, ha definito semplici «beghe di paese».
Polemiche che anche lo stesso artista ha voluto rapidamente lasciarsi alle spalle. «Mi spiace, pensavo che i tempi del comunismo fossero alle spalle», ha commentato con una punta di sarcasmo. Non tutto il “male” viene per nuocere. Il coordinatore della mostra Riccardo Braglia, scherzosamente, ha infatti rivolto un ringraziamento alla direzione del Lac e del Masi per la «copertura mediatica», auspicando il medesimo successo anche per le future iniziative.