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SVIZZERAFino a 17 ore in home office per guadagnare tempo libero?

20.02.24 - 19:11
La politica ci pensa e i pareri si dividono in maniere netta.
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Fonte Tages Anzeiger
Fino a 17 ore in home office per guadagnare tempo libero?
La politica ci pensa e i pareri si dividono in maniere netta.

BERNA - Da quando l’home office si è diffuso sempre di più, a causa della pandemia, il confine tra lavoro e vita privata è diventato sempre più labile. E la pressoché totale fusione tra casa e ufficio potrebbe, in termini di orario, ampliarsi ancora di più. Trasformazione che inevitabilmente trova favorevoli e contrari.

Se infatti in molti hanno trovato questa nuova modalità di occupazione più adatta alla differenti esigenze, come gestire i figli o l’abitazione nei momenti di disconnessione dal pc, c’è chi invece critica apertamente tale modalità.  

Ora però la politica si interroga proprio su un ulteriore allentamento dei limiti previs dall’home office. La Commissione economica del Consiglio nazionale, solo pochi giorni fa, si è infatti pronunciata a favore di un allentamento delle leggi sul lavoro da casa. Oggi la legge prevede che tra l'inizio e la fine del lavoro non debbano trascorrere più di 14 ore, indipendentemente dalla durata delle pause intermedie. Ora si discute di ampliarlo fino a 17 ore.

Orgine - L'idea risale a un'iniziativa del presidente del PLR, Thierry Burkart. L'avvocato sostiene che chi inizia a lavorare alle 7 di mattina non può più lavorare dopo le 21 secondo la legge attuale, ribadendo però come ci siano persone disposte magari ad ampliare le maglie di questo orario, rispondendo così alle mail di sera o a lavorare qualche ora la domenica, pur di avere maggiore flessibilità durante il giorno e potersi dedicare ad altre attività .Della stesso parere di Burkart anche Marcel Dobler, collega di partito che sottolinea proprio come ci siano molte persone che preferirebbero magari avere maggior tempo libero, magari quando fa bel tempo, e lavorare volontariamente qualche ora nel fine settimana o la sera. «L'adeguamento del diritto del lavoro in questo senso corrisponderebbe soltanto alla realtà vissuta e a un bisogno dei lavoratori», ha dichiarato Dobler.

Contrari - Ragionamento che si scontra con quello dei sindacati, critici contro quella che definiscono un’idea “scandalosamente radicale”. Se le disposizioni legali relative ai tempi di riposo non dovessero più essere rispettate, i datori di lavoro potrebbero ordinare con breve preavviso il lavoro notturno o il lavoro domenicale e  ciò porterebbe a «lavoro gratuito, stress e burnout». Decisamente critico anche David Roth, consigliere nazionale del PS di Lucerna e sindacalista. «Nessuno ha problemi se un dipendente risponde di propria iniziativa a una e-mail la sera. Ma se si indebolisce il diritto del lavoro, aumenterà la pressione per rendersi disponibili al lavoro serale. Verrebbero messe in discussione anche le indennità di guardia o le indennità domenicali», specificano. Le richieste dunque che emergono dal fronte del no sono molto chiare: regole più rigide che vadano in direzione opposta, così da demarcare in maniera netta lavoro e tempo libero.

Altri paesi - Il Senato australiano ha approvato una legge che stabilisce come i dipendenti non siano tenuti a rispondere alle chiamate o ai messaggi di lavoro nel tempo libero. Paesi come Spagna, Portogallo e Francia hanno normative simili. 

In Svizzera - Negli ultimi anni, due politici verdi hanno cercato di trasformare in legge il diritto al tempo libero indisturbato: la consigliera nazionale ticinese Greta Gysin e Lisa Mazzone hanno presentato ciascuna una mozione in tal senso. Entrambe le proposte sono però state accantonate perché non trattate in tempo dal Consiglio.

Il futuro - La Commissione economica del Consiglio nazionale sta ora elaborando un progetto preliminare di legge dove si dovrà anche stabilire quali mansioni sarebbero interessate dal cambiamento.A tal proposito il presidente della Commissione Thomas Aeschi (UDC) ha ribadito come «soprattutto negli ultimi 20 anni, la digitalizzazione ha portato a nuove forme di lavoro che semplicemente non trovano riscontro nella legge».

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