Cerca e trova immobili

SVIZZERAOligarchi russi e banche elvetiche, i legami segreti dei magnati filo Putin con la Svizzera

16.11.23 - 06:30
Dall'industria bellica a quella dell'informazione, sono infiniti gli interessi e le ramificazioni nella Confederazione
Imago
Fonte TAGES ANZEIGER
Oligarchi russi e banche elvetiche, i legami segreti dei magnati filo Putin con la Svizzera
Dall'industria bellica a quella dell'informazione, sono infiniti gli interessi e le ramificazioni nella Confederazione

Oligarchi russi e banche svizzere, un legame ad altissimo rischio. Sarebbero 20 i magnati attivi nei più svariati settori, con conti miliardari e interessi in Svizzera già nel periodo successivo alla prima invasione dell’Ucraina nel 2014. Le rivelazioni esplosive - pubblicate sul Tages-Anzeiger - mostrerebbero la presenza di conti attivi in banche quali la Ubs, il Credit Suissè e altri istituti svizzeri. Si tratta di conti gestiti attraverso società di proprietà degli oligarchi o in cui avevano partecipazioni.

Le informazioni riservate emergono dall’inchiesta giornalistica internazionale Cyprus Confidential che ha evidenziato come l’isola di Cipro, abbia svolto un ruolo strategico quale hub finanziario per la Russia.

Ma ecco i nomi degli oligarchi russi coinvolti: innanzitutto ci sono due potenti figure attive nell’industria bellica:

Andrei Bokarev (con un patrimonio, secondo Forbes, di 2,4 miliardi di dollari), molto vicino a Putin e sostenitore della guerra in Ucraina. Secondo le autorità statunitensi, l'ex comproprietario della compagnia di mitragliatrici Kalashnikov, aveva stretti contatti con il ministro della Difesa Sergei Shoigu. Una delle sue aziende produce anche motori per navi da guerra russe. Una società aveva un conto presso il Credit Suisse in Svizzera, di cui Bokarev possedeva la maggioranza e, nel 2017, il 49%.

C’è poi anche il magnate del rame Igor Altushkin (patrimonio da 3,1 miliardi di dollari) tra i sostenitori della guerra in Ucraina. Secondo le autorità statunitensi, il business del rame avrebbe rivestito «importanza strategica» anche per l’esercito russo. Altuschkin, vicino anche alla Chiesa ortodossa conservatrice russa, era cliente dell'UBS di Zurigo.

Altro nome è poi quello di Alexei Mordashov (20,9 miliardi), attivo nel mondo dei media e da sempre a favore di Putin. Nel marzo del 2019, in base a un ordine di pagamento, 405mila euro sarebbero passati dal conto UBS di una società di Mordashov a una banca russa. Mordashov era ancora cliente UBS nel 2022. 

C’è poi Alisher Usmanov (14,4 miliardi), l’'ex presidente della Federazione mondiale di scherma che ha acquistato il quotidiano Kommersant e lo ha allineato al Cremlino. Usmanov era un importante cliente del Credit Suisse.

E ancora Alexander Mamut (2,1 miliardi di patrimonio), proprietario fino al 2020 di una grande piattaforma di informazione online russa, che ha trasformato in uno strumento di propaganda dopo aver licenziato parte della redazione. Era un cliente di Credit Suissè almeno fino al 2018.

Un altro gruppo viene riunito - dal Tages-Anzeiger - sotto quelli che vengono definiti gli “aiutanti del Cremlino”.

Tra loro Vadim Nowinski (1,4 miliardi), politico filo-russo nel parlamento di Kiev, si prendeva cura degli interessi di Mosca. Dopo l'inizio della guerra, fu preso di mira dal sistema giudiziario ucraino e scappò. Nella primavera scorsa apparve improvvisamente come diacono nella Chiesa ortodossa russa a Zurigo. Fino alla fine del 2022 è stato comproprietario di una società di commercio di materie prime di Ginevra con un conto svizzero, ma non si sa in quale banca.

Mikhail Fridman (12,7 miliardi) è il fondatore e comproprietario della russa Alfa Bank (la più grande banca privata russa), che ha finanziato un progetto della figlia maggiore di Putin, Maria. Fridman possedeva una società offshore il cui scopo, secondo un documento del 2016, era quello di detenere un conto presso la banca Julius Baer in Svizzera.

Il "re dell'alluminio" Oleg Deripaska (2,3 miliardi) aveva rapporti d'affari con l'ex direttore della campagna di Donald Trump, Paul Manafort e in seguito venne sospettato dall'FBI di aver influenzato le elezioni presidenziali americane del 2016. Deripaska era cliente del Credit Suisse.

L’inchiesta è poi passata ad analizzare la figura del magnate Roman Abramowitsch (9 miliardi di patrimonio). Quando voleva stabilirsi a Verbier nel 2018, l’Ufficio federale di polizia respinse la domanda perchè Abramowitsch venne considerato «una minaccia per la sicurezza pubblica» e un «rischio per la reputazione per la Svizzera». Presso UBS, tuttavia, Abramowitsch è stato un cliente importante con innumerevoli conti almeno fino al 2022. Poco prima dell'inizio della guerra trasferì parte del suo patrimonio miliardario ai suoi familiari. Ciò che è rimasto in Svizzera è ora congelato.

Anche gli amici e soci in affari di Abramovich Yevgeny Schwidler (1,5 miliardi), Alexander Abramov (6 miliardi) e Alexander Frolov (2,6 miliardi) avevano numerosi conti presso UBS e Credit Suisse in Svizzera - gli ultimi due ancora nel 2022. 

Ci sono poi altri nomi significativi come quello di Andrei Melnitschenko (24,9 miliardi) che abitava, fino allo scoppio della guerra, in un immobile di lusso a St. Moritz con un permesso di domicilio svizzero. Alcuni giorni prima delle sanzioni trasferì alla moglie la sua azienda di fertilizzanti Eurochem, con sede a Zugo. Era un cliente del Credit Suisse.

Vasily Anissimov, compagno di judo di Putin (1,5 miliardi), sanzionato dall'Ucraina, ha vissuto fino al 2017 in una magnifica villa a Küsnacht, sulla Costa d'Oro di Zurigo. Anesimov aveva anche un conto presso il Credit Suisse.

Dmitri Pumpyanski (1,1 miliardi) ha fatto fortuna producendo tubi per l'azienda statale Gazprom. Putin gli ha conferito diversi ordini di merito. Suo figlio vive ancora oggi a Ginevra. Pumpjanski era cliente di UBS.

L’ex ministro dell’Energia sotto Putin, Igor Yusufov (1,1 miliardi), ha la società commerciale petrolifera Nefte Petroleum con sede a Zugo e un conto presso la Banca CIC a Basilea.

 Un’ultima categoria analizzata è quella definita degli “oligarchi ombra”. Come l'imprenditore agricolo Vadim Moschkowitsch (2,6 miliardi), deputato per otto anni al parlamento russo. Faceva parte del gruppo di 36 oligarchi che Putin invitò al Cremlino il giorno dell'invasione dell'Ucraina. Aveva un conto presso UBS e rapporti d'affari anche con Credit Suisse e la filiale svizzera di J.P. Morgan.

Alexander Nessis (2 miliardi) è diventato miliardario nel settore delle materie prime e degli investimenti. Era un buon cliente di UBS. Almeno fino al 2021 possedeva presso la banca di Zurigo un portafoglio azionario del valore di oltre 400 milioni di dollari.

L'imprenditore edile Andrei Moltschanow (1,1 miliardi) era cliente del Credit Suisse.

Infine, il miliardario farmaceutico Vadim Jakunin (1,1 miliardi) è proprietario di una società cipriota con un conto presso UBS. 

Tutti questi personaggi sono stati sanzionati nei mesi successivi lo scoppio della guerra.

 

 

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE