Critiche contro le case farmaceutiche: «Avidità smisurata».
ZURIGO - Non soddisfano le attese e non aumentano l’aspettativa di vita. Ma, al contempo, il prezzo è sempre caro e non scende. Si tratta dei nuovi medicamenti, specie quelli impiegati nella lotta al cancro.
Lo riporta il Tages Anzeiger: uno studio pubblicato dalla rivista scientifica “British medical journal” analizza 124 farmaci approvati fra il 2011 e il 2020 negli Usa e in Europa. Secondo i ricercatori dell’università di Zurigo e delle scuole di medicina di Harvard e Yale, meno della metà dei prodotti ha mostrato un beneficio terapeutico rispetto al trattamento esistente.
Quindi, nella maggioranza dei medicamenti esaminati non è stata riscontrata alcuna evidenza di prolungamento della vita dei pazienti, o di un miglioramento sostanziale della loro qualità di vita. «L’assenza di un beneficio aggiuntivo dovrebbe di sicuro riflettersi nel prezzo dei farmaci», commenta Kerstin Noëlle Vokinger, principale autrice dello studio. Per valutare il beneficio terapeutico, il team di Vokinger si è basato sul lavoro effettuato da istituzioni specializzate in Francia e in Germania.
Sulla stessa linea di pensiero anche Jakob Passweg, primario della clinica di ematologia dell'Ospedale universitario di Basilea e presidente del consiglio di fondazione per la ricerca sul cancro in Svizzera. «È molto frustrante quando i nuovi farmaci, spesso molto costosi, non danno nessun apporto aggiuntivo rispetto alle terapie precedenti più economiche». Come oncologo, il medico ha assistito all'aumento dei prezzi (già elevati) negli ultimi dieci anni. Ad esempio, per i farmaci contro la leucemia, che si sono più che quintuplicati. «L'avidità delle aziende farmaceutiche è senza limiti», conclude Passweg.