Recenti incidenti con vittime giovanissime hanno scatenato il dibattito attorno ai sistemi di guida assistita imposti per legge
ZURIGO - Una manovra magari un po' distratta, un bambino – piccolo e difficile da vedere dall'alto della cabina – e il dramma, purtroppo, è servito. In Svizzera recentemente le tragedie che hanno come protagonisti camionisti più o meno inconsapevoli e giovanissimi pedoni o ciclisti si sono inanellate. Alcune proprio nelle ultime settimane (li trovate nei link qua sotto).
Il motivo? I numerosi angoli morti di questa tipologia di veicoli: «È successo anche a me di non vedere un pedone, ma sono stato fortunato», racconta un professionista del settore a 20 Minuten, «malgrado le migliorie costanti nel tempo i punti ciechi sono sempre tanti, soprattutto con i veicoli più lunghi».
Nel nome della sicurezza l'Ue dal 2022 imporrà l'installazione di sistemi di assistenza alla guida sui camion. La Svizzera, però, non la seguirà. Il Parlamento, infatti, ha respinto un postulato proposto dai Verdi liberali. «In Svizzera purtroppo sono tutti un po' vecchia scuola», commenta il proponente Jürg Grossen. Dal canto suo la Confederazione «ne consiglia vivamente l'utilizzo», spiega il portavoce dell'Upi Mar Bächler.
Secondo l'Udc Ulrich Giezendanner c'è però un problema: «Sono a favore dell'assistente alla guida ma ho votato contro al postulato. Questo perché ritengo l'imposizione non sia la giusta via, tanto per costi quanto per fattibilità: in svizzera ci sono tantissimi veicoli vetusti, adeguarli - quando è possibile - costerebbe uno sproposito. Per non parlare di quelli attivi nei cantieri o nelle cave, le videocamere si sporcherebbero subito!».
Ma i professionisti, che ne pensano? L'Associazione svizzera dei trasportatori stradali (Astag) è fortemente critica a un obbligo imposto per legge: «Certo, a ridosso di eventi tragici come quelli recenti l'opinione pubblica si mobilita», commenta il vicedirettore André Kirchhofer, «ma dobbiamo ricordarci che nel traffico il rischio c'è sempre».