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CORDOBAIl calvario di Javier Pastore: «Giocare non era più un piacere, ma un castigo»

23.03.24 - 08:00
"El Flaco", talento purissimo esploso al Palermo, in carriera è stato pesantemente condizionato dagli infortuni
Freshfocus/archivio
Il calvario di Javier Pastore: «Giocare non era più un piacere, ma un castigo»
"El Flaco", talento purissimo esploso al Palermo, in carriera è stato pesantemente condizionato dagli infortuni
«Ai tempi della Roma mi svegliavo e già sentivo male, i primi passi erano un calvario. Non potevo neanche giocare coi miei figli».
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CORDOBA - Al Palermo ha disegnato calcio e si è fatto conoscere dal grande pubblico, al PSG (2011-2018) ha guadagnato milioni e vinto trofei mettendo in bacheca anche cinque Ligue 1, alla Roma è stato poco più di un fantasma. Una trentina di presenze in tre stagioni, complici tanti problemi fisici che lo hanno fermato e condizionato. Stiamo parlando del 34enne argentino Javier Pastore, che si è raccontato in un’interessante intervista a “La Nacion” e si è soffermato anche sugli acciacchi che ne hanno pesantemente compromesso il finale di carriera.

«Ai tempi della Roma, per un serio problema all'anca, non ce la facevo più a sopportare il dolore. Mi svegliavo e già sentivo male, i primi passi erano un calvario. La testa mi diceva “smettila, ti prego”. Non volevo più soffrire», ha spiegato "El Flaco", che si è ritirato nel 2023 dopo le ultime parentesi tra Elche e Qatar.

«Per continuare a giocare le ho provate tutte. Ma non ottenevo risultati. A volte riuscivo ad allenarmi e a giocare, ma non miglioravo la qualità della vita. Giocavo una partita e poi dovevo stare due giorni a letto per il dolore. Nel 2020 mi hanno fatto un'artroscopia all'anca e il miglioramento è stato netto, ma tornare a caricare un'anca logorata è stato molto dannoso. I dolori sono tornati e sono aumentati, al punto che giocare non era più un piacere ma un castigo. Soffrivo in campo e soffrivo dopo. Non potevo neanche giocare coi miei figli».

Ora Pastore ha appeso le scarpe al chiodo e, dopo un’altra operazione, la sua vita è migliorata. «Mi sono fatto mettere una protesi all'anca. In ceramica, completa, sul lato sinistro. Con la riabilitazione, che faccio ancora tutte le mattine, la mia vita è diventata “normale”. Ora sono felice. Negli ultimi anni di sofferenza mi sono preparato al ritiro. Quando sei un professionista pensi di sapere tutto, di poter fare quello che vuoi. La mia testa oggi non pensa più a giocare, voglio solo recuperare e stare bene. Forse un giorno avrò voglia di correre di nuovo».

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