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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNOIbrahimovic da definire, «si rischia un autogol»

13.12.23 - 07:00
«L’incertezza non porta mai nulla di buono»
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Ibrahimovic da definire, «si rischia un autogol»
«L’incertezza non porta mai nulla di buono»
Arno Rossini: «Lo svedese avrà bisogno di un periodo di apprendistato».
Calcio - Champions UEFA13.12.2023

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MILANO - “Senior advisor che avrà un filo diretto con la proprietà”. “Uomo del club con un ruolo attivo nelle operazioni sportive e commerciali”. “Professionista che si occuperà di sviluppo dei giocatori e di formazione”. Si è scritto tanto, si è capito poco. Cosa sarà realmente, per il Milan, Zlatan Ibrahimovic? 

«È una situazione delicata perché, pur avendo grande conoscenza di quello che è il calcio e grande carattere, lo svedese non è più un giocatore in attività - è intervenuto Arno Rossini - e quello che andrà a svolgere è un lavoro per lui tutto nuovo, con tante incognite, che lo impegnerà a fondo. Ho letto il comunicato del Milan e francamente il ruolo di Ibra non è spiegato benissimo. Sembra debba fare un po' tutto, dall'aspetto sportivo a quello commerciale. Per come la vedo io, messa così rappresenta un grosso rischio».

Reinventarsi è dura?
«Credo semplicemente che la sua mansione all'interno della società debba essere definita perfettamente. Tutti, lui per primo, devono sapere quello che fa, cosa decide, come può muoversi, a chi deve rispondere. Altrimenti si rischia di fare confusione. Altrimenti si rischia che l'investitura sia molto “fumosa” e si riveli un autogol. Sarebbe un peccato. Già non potrà essere determinante immediatamente perché avrà bisogno di un periodo di apprendistato; sul medio e lungo termine potrebbe tuttavia lasciare il segno. Diciamo che questo potrebbe essere il primo passo di una carriera dirigenziale di alto livello».

Fossi in Gerry Cardinale, fondatore di RedBird e azionista di maggioranza del Milan, cosa chiederesti di fare nello specifico a Zlatan?
«Di occuparsi di quello che conosce meglio. Di sfruttare le sue grandi qualità. E questo significa stare vicino alla squadra, “entrare” nello spogliatoio».

Oltre che per le sue doti e le sue acrobazie in campo, in carriera Ibra si è distinto come trascinatore. Non indossando più i pantaloncini ma la giacca e la cravatta, questo potrebbe però risultargli ora difficile.
«Sarà sicuramente meno credibile di quando giocava, ma non per forza non riuscirà a lasciare il segno. Lavorando, impegnandosi, potrebbe anzi diventare un elemento fondamentale per il Milan. Fossi in mister Pioli, per esempio, uno come Ibra lo terrei strettissimo. Lo farei cioè partecipare attivamente alla vita della squadra».

Una sorta di team manager?
«Qualcosa di diverso, di un po' più importante. Un ruolo magari come quello che in passato ha ricoperto Gianluca Vialli per la nazionale italiana. Lo svedese deve insomma mantenere un contatto con i giocatori e poi magari spingersi a dire la sua sul mercato. Fondamentale, in ogni caso, è che sia fatta subito grande chiarezza. Le situazioni incerte, indefinite, non portano mai nulla di buono».

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