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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNO«Scommettitori? Da aiutare e… squalificare»

18.10.23 - 07:00
Scommesse, un fenomeno italiano? «Temo possa allargarsi a macchia d’olio»
Imago
«Scommettitori? Da aiutare e… squalificare»
Scommesse, un fenomeno italiano? «Temo possa allargarsi a macchia d’olio»
«Squalifiche lunghe? A livello fisico e anche psicologico sarebbe difficile riuscire a rientrare ad alto livello».
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ROMA - Sono giovani, ricchi, belli. Hanno tutto, hanno il mondo ai loro piedi. Questi sono i…  giocatori beccati con le mani nella marmellata, pizzicati mentre si dilettavano a scommettere su siti illegali. Hanno infranto la legge. Hanno infranto le regole scritte dalle federazioni calcistiche e che loro stessi hanno accettato nel momento in cui hanno autografato tutti i contratti della loro carriera. Ecco, proprio la carriera, preso atto della squalifica di sette mesi comminata a Nicolò Fagioli, cosa accadrà a Tonali, a Zaniolo e a tutti gli altri che potrebbero presto essere scoperti dagli investigatori italiani?

«Sono ragazzi giovani - è intervenuto Arno Rossini - almeno quelli di cui al momento si conoscono i nomi. Se nessuno di essi incorrerà in una pena severissima, allora non ci saranno troppi problemi: riusciranno a lasciarsi alle spalle questo momento difficile. Uno stop di “mesi” potrebbe essere equiparato a un brutto infortunio, uno di quelli che ti tiene fuori per tutta una stagione. Certo è che, se qualcuno fosse invece riconosciuto colpevole di comportamenti gravi e finisse con l’essere fermato a lungo, per tre anni o anche più, allora il discorso sarebbe diverso. A quel punto, a livello fisico e anche psicologico, sarebbe infatti difficile riuscire a rientrare ad alto livello. Non dimenticate che una squalifica non è relativa esclusivamente alle partite da giocare: non puoi neppure allenarti con la squadra».

Giusto così.
«Stiamo parlando di persone che hanno sbagliato e in alcuni casi lo hanno fatto perché malate. Per prima cosa si deve aiutare chi è in difficoltà. Recuperare il ragazzo, sostenerlo. Ciò conta più di tutto».

Quindi sei d’accordo con le pene leggere?
«Per nulla, a dire il vero. Il primo passo deve essere quello di accompagnare chi in questo momento è nella bufera, lo abbiamo detto. I calciatori sono tuttavia, loro malgrado, degli esempi. Sono dei privilegiati. Chi ha sbagliato dovrebbe quindi pagare. Dovrebbe essere squalificato. Non si può far passare il messaggio che uno sbaglio non porti a una conseguenza. Le istituzioni del calcio dovrebbero in questo caso essere inflessibili, soprattutto con quelli che non ammettono l’errore commesso e non collaborano».

Il fenomeno è esclusivamente Italiano?
«Questi che si sono fatti pizzicare… si sono dimostrati arroganti e stupidi. Non si capisce come abbiano potuto pensare di poterla fare franca. In un mondo nel quale tutto è tracciato e recuperabile. Io temo che il fenomeno possa essere molto più diffuso di quello che stiamo vedendo ora e che, una volta partite delle indagini serie, possano saltar fuori molti altri nomi. Temo che lo scandalo possa allargarsi a macchia d'olio».

Come lo si risolve?
«Combattendolo con durezza. E facendo capire ai professionisti che, insieme con tanti diritti e fortuna, hanno dei precisi doveri. Poi si torna al solito discorso: sarebbe bello che questi ragazzi fossero affiancati da figure in grado di consigliare loro come muoversi e cosa fare. In questo mondo, invece, una volta ancora mi pare che i cosiddetti “consiglieri” facciano soprattutto i loro interessi. E spessissimo il male dei professionisti del calcio». 

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