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NEUCHÂTELBevilacqua in pensione (ma non calcistica)

06.09.23 - 12:53
Vittorio Bevilacqua è il nuovo allenatore della U17 dello Xamax: «Una chiamata che mi ha sorpreso, ho subito accettato»
Tio
Bevilacqua in pensione (ma non calcistica)
Vittorio Bevilacqua è il nuovo allenatore della U17 dello Xamax: «Una chiamata che mi ha sorpreso, ho subito accettato»
«Il Chiasso? Emozione incredibile vedere 1'000 persone al Riva IV».
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NEUCHÂTEL - Quando una passione dentro di te è forte e spregiudicata, come lo è quella calcistica per Vittorio Bevilacqua, la parola "pensione" non esiste. Perché il pallone ce l'hai in testa 24 ore al giorno e non riesci a farne a meno. Ne sa qualcosa proprio "Vito", nominato recentemente alla guida del Team Xamax-Bejune FA U17. «Ero a casa quando ho ricevuto una telefonata da Christophe Moulin, direttore generale del settore giovanile dello Xamax. Non nascondo che sul momento ero un po' sorpreso, in primo luogo perché ho 65 anni e poi perché non sono considerato un formatore. Malgrado ciò, ho subito accettato». 

Una seconda giovinezza per te...
«Sì, mettiamola così. Sono in pensione e proprio in questi giorni ho terminato la mia carriera lavorativa quale rappresentante nei ristoranti. Il piano era quello di tornare in Ticino ma questa chiamata ha stravolto i miei piani. Avendo allenato varie squadre in Romandia (l'ultima il FC La Sarraz-Eclépens in Prima Lega, ndr), qui sono più conosciuto rispetto che nella Svizzera italiana. Certo, ho avuto anche un pizzico di fortuna che nella vita non guasta mai... Ad ogni modo, a sud delle Alpi ci tornerò proprio sabato, visto che saremo a Tenero a giocare contro il Team Ticino di Valerio Jemmi».

Cosa ti ha spinto ad accettare?
«Il livello è molto alto e le condizioni di lavoro sono ottimali. Posso contare su una struttura completa, con il preparatore atletico della prima squadra che tutte le settimane viene a darci una mano, un allenatore dei portieri e un assistente molto valido come Salvatore Vicari, ex calciatore in Italia. Allenare a Neuchâtel è un grande onore, stiamo parlando di una piazza storica. Scendere le gradinate della Maladière, dove ci alleniamo quattro/cinque volte a settimana, e vedere la gigantografia del compianto ex presidente Facchinetti, è qualcosa che tutti i giorni ti fa venire la pelle d'oca».

La pensione "extracalcio" ti fa paura?
«Paura è forse una parola grossa, ma evidentemente i ritmi delle mie giornate cambieranno. In questi anni ho passato tantissimo tempo nei ristoranti e per un po' penso proprio che non ci andrò più, anche per perdere qualche chilo. Qui non sono abituati a olio e aceto, qui condiscono tutto con salse pesanti (ride, ndr). Scherzi a parte, con tutto il tempo libero che avrò, mi concentrerò ancor di più sul calcio». 

Inevitabile chiusura sul Chiasso, tua ex squadra da calciatore...
«È stata un'emozione incredibile vedere oltre 1'000 persone al Riva IV, se pensiamo che in Challenge League ce n'erano appena 200. Questo significa che la nuova società ha cominciato un lavoro che alla gente piace. Chiasso resta un marchio storico del calcio svizzero e trovo che Damiano Meroni sia la persona giusta per far progredire questa squadra, poiché si tratta di un allenatore serio e preparato. Oggi sì, possiamo dirlo, il glorioso Chiasso è tornato».

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