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PSICOLOGIA E SPORTLo sport e il ruolo di mamma e papà

08.03.23 - 11:00
Porzia Zara, psicoterapeuta e psicologa dello sport: «Bisogna evitare le pressioni».
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Lo sport e il ruolo di mamma e papà
Porzia Zara, psicoterapeuta e psicologa dello sport: «Bisogna evitare le pressioni».
«I genitori sono considerati i membri più significativi e influenti all’avviamento dello sport. Questi devono fornire le risorse, il supporto necessario e gli strumenti giusti, svolgendo un ruolo fondamentale nella trasmissione dei valori, sportivi e non».
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LUGANO - Non scopriamo certo l'acqua calda nell'affermare che il ruolo di un genitore è fondamentale nel processo di crescita di un figlio. A 360 gradi. Ogni scelta (in qualsiasi ambito) potrebbe influire sia positivamente ma anche negativamente nel percorso di un bambino o di un giovane adulto.

Fra le decisioni che questi sono chiamati a prendere, già in tenera età, c'è anche quella legata allo sport da praticare. Decisioni alle quali anche mamma e papà è giusto partecipino, senza però superare quel confine che potrebbe arrecare un danno (a volte anche irreversibile) nel giovane atleta.

Ne abbiamo parlato con Porzia Zara, psicoterapeuta e psicologa dello sport. «All'interno della rete di supporto che ruota intorno al giovane atleta, i genitori sono considerati i membri più significativi e influenti all’avviamento allo sport. Questi devono fornire le risorse, il supporto necessario e gli strumenti giusti, svolgendo un ruolo fondamentale nella trasmissione dei valori, sportivi e non, come gratificare le piccole e grandi sfide e sostenere e accettare le sconfitte come parte dell’esistenza».

Termini come "vittoria", "gol", "medaglie" devono essere retrocessi in secondo piano... 
«Esattamente. Il ruolo di mamma e papà inizia già molto prima, attraverso il gioco, ed è quello di accompagnare il bambino a scoprire il piacere del movimento e nel percepire il corpo come strumento di conoscenza di sé e dell’altro. È attraverso il gioco che il bambino conosce, sperimenta e struttura i processi mentali».

Purtroppo, sui figli viene talvolta messa troppa pressione...
«Proprio così. Nonostante gran parte dei genitori fornisca un supporto adeguato all'esperienza sportiva dei propri figli, rimane quella minoranza che esercita pressioni e comportamenti inappropriati».

Di quali aspetti bisogna tenere conto?
«È fondamentale da parte dei genitori trasmettere valori come l’importanza di concentrarsi sullo sforzo e sul miglioramento personale, piuttosto che dare peso alla sola vittoria. Questo tipo di atteggiamento, messo in atto per esempio punendo il figlio o fornendo un feedback critico sul risultato, possono aumentare l’ansia del giovane atleta e la paura del fallimento, riducendo di conseguenza le loro percezioni di competenza e promuovendo forme disadattive di perfezionismo».

Quali sono, quindi, i valori giusti da trasmettere?
«Facendo trasparire l’importanza di concentrarsi sullo sforzo o sul miglioramento personale è più probabile che si promuovano alti livelli d’impegno, aumentando l’auto-efficacia, l’autostima e non da ultimo un comportamento sportivo sano».

Anche il ruolo dell'allenatore, però, riveste un ruolo fondamentale...
«La pratica di una disciplina sportiva implica anche il dover accogliere la presenza di altre figure di riferimento per il ragazzo. Accettare il fatto che ci sia anche qualcun altro a occuparsi del figlio può non essere sempre facile per il genitore. È però importante accettare i diversi ruoli, ognuno competente nel suo ambito».

Il fatto di esercitare pressioni da cosa può dipendere? Può essere più un bisogno del genitore che un bisogno del figlio?
«Esattamente, potrebbe essere un bisogno dettato principalmente dal genitore, per un desiderio di realizzazione personale di quest'ultimo. Alcuni molte volte non si rendono conto di questo meccanismo: cercano di agire con le migliori intenzioni, certo, ma è sempre molto importante interrogarsi se sia anche il desiderio del ragazzo».

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