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Sofia Vergara, che interpreta Griselda nella nuova serie Netflix sul narcotraffico colombiano, non nega i parallelismi con "la Madrina".
NEW YORK - “Griselda” è finalmente sbarcata su Netflix. La serie sul narcotraffico colombiano creata dagli stessi produttori di "Narcos" e "Narcos: Messico", ha però già fatto storcere il naso a qualcuno. L’ambasciatore colombiano a Londra Roy Barreras si è detto stufo di vedere il suo paese rappresentato sempre allo stesso modo. «Basta con la cultura dell'intrattenimento in stile mafioso».
Una banalizzazione della violenza e un gioco di stereotipi respinti da Sofia Vergara, interprete della protagonista, Griselda Blanco, madrina della droga che ha costruito un impero nella Miami degli anni ‘80. «Non stiamo inventando nulla. Questa è la storia del mio paese. Abbiamo vissuto momenti e circostanze terribili, ma siamo sopravvissuti. Nessuno ride di nessuno né giustifica nulla», ha spiegato in un'intervista a El Pais.
Nel racconto, l’ambiente maschilista in cui Griselda emerge imputa al suo aspetto fisico la spiegazione del suo successo. Una critica che la stessa Vergara ha dovuto affrontare spesso. Eppure l’attrice 51enne, celebre per la soap opera Modern Family, non ha negato l’importanza del suo corpo per la sua carriera. «Il mio seno e il mio corpo mi hanno aperto molte porte», non ha nascosto Vergara. «Sarebbe assurdo negarlo. Al contrario, sono grata per la mia vita. «Erano il mio passaporto per il mondo quando avevo 20 anni, ma oggi ne ho 51 e sono ancora qui».
