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Sul corpo del piccolo Alfie - 18 mesi - furono identificate 70 ferite di coltello
LONDRA - Si è chiusa con una prevedibile condanna all'ergastolo una delle vicende horror più terrificanti della recente cronaca nera britannica: l'uccisione in casa, in un'orgia di violenza selvaggia, di un bambino di soli 18 mesi - Alfie - avvenuta a fine 2020 in Inghilterra e imputata a sua madre e all'allora compagno di lei.
La donna, Sian Hedges, di 27 anni, e l'ex partner, Jack Benham, di 35, si sono visti infliggere il carcere a vita da un giudice della Maidstone Crown Court, nel Kent; anche se potranno godere dei benefici di legge e uscire dal carcere rispettivamente dopo un periodo minimo di reclusione effettiva di 19 e 23 anni.
Entrambi si erano dichiarati non colpevoli in apertura del processo, ma secondo il verdetto le prove a loro carico si sono rivelate schiaccianti in relazione a un attacco descritto dal giudice nel dispositivo della sentenza alla stregua di un crimine contro natura, tanto brutale quanto "delirante".
La piccola vittima rimase in balia dei suoi aguzzini per un'intera notte, il 28 novembre del 2020, stando alla ricostruzione della polizia locale. Ricostruzione suffragata dall'identificazione di ben 70 tracce di ferite di coltello sul corpicino del povero Alfie, almeno 50 delle quali inferte di fresco nelle ore precedenti al ritrovamento; oltre che di tracce di cocaina persino nel suo sangue, a conferma dell'abuso di droga attribuito alla mamma e al padre putativo e indicati come concausa di tanta insensata ferocia.
