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ITALIA«Niccolò Bettarini? Salvato dalla morte dagli amici»

05.07.18 - 23:00
Confermato il carcere per i quattro ragazzi fermati nei giorni scorsi, secondo il verbale avrebbero cercato di uccidere il 19enne
«Niccolò Bettarini? Salvato dalla morte dagli amici»
Confermato il carcere per i quattro ragazzi fermati nei giorni scorsi, secondo il verbale avrebbero cercato di uccidere il 19enne

MILANO - È riuscito a salvarsi solo grazie all'intervento dei suoi amici, Niccolò Bettarini, figlio dell'ex calciatore Stefano e della conduttrice tv Simona Ventura, vittima domenica scorsa davanti ad una discoteca milanese di una brutale aggressione a calci, pugni e coltellate. Un suo amico, in particolare, gettandosi nella mischia è riuscito a fare in modo che, dopo l'ultimo fendente, la furia aggressiva del branco si placasse. Sono dettagli contenuti nell'ordinanza emessa oggi a carico dei quattro fermati nei giorni scorsi dal gip Stefania Pepe, che ha convalidato i provvedimenti e confermato il carcere perché avrebbero cercato di uccidere il 19enne.

Davide Caddeo, il 29enne accusato di aver sferrato le otto coltellate, Alessandro Ferzoco, Andi Arapi e Albano Jakej, secondo il gip, infatti, «si erano certamente prefigurati che quel pestaggio e quei fendenti in parti vitali con una lama da 20 centimetri avrebbero comunque potuto produrre conseguenze mortali, anche in considerazione della loro superiorità numerica e della violenza della loro azione».

A detta del giudice, a salvare dalla morte Bettarini è stato soprattutto uno degli amici con cui era da poco uscito dall'Old Fashion, dopo le 5 del mattino. Amico che ha messo a verbale «di aver visto una decina di persone che circondavano e percuotevano con mani e piedi Niccolò, che era totalmente in balia degli aggressori e non riusciva a difendersi» e a quel punto è intervenuto in soccorso. In quel momento, un soggetto con braccia interamente ricoperte di tatuaggi - Caddeo, stando alle testimonianze - ha vibrato un fendente verso l'addome del Bettarini e poi il gruppo, però, ha alleggerito la propria furia. Così l'amico, assieme ad altri due, sono riusciti a spostare il 19enne completamente imbrattato di sangue dalla strada.

E' stato lo stesso Niccolò a spiegare agli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal pm Elio Ramondini, che un altro ragazzo si è messo a tamponare «le mie ferite con la sua maglietta». E sempre Bettarini ha ripercorso quei pochi minuti di follia in un verbale. In pratica, quando la sua fidanzata a gran voce gli ha urlato che un suo amico stava litigando con alcuni ragazzi (amico che, però, nelle prime dichiarazioni non ha parlato di questo scontro), Bettarini è arrivato vicino al capannello di persone e subito una di queste, forse Jakej, si è sganciata «dal gruppo ed è venuta nella mia direzione e mi sono trovato immediatamente in mezzo a più di dieci persone e non ho capito più nulla».

Una serie di testimonianze coincidenti, più i riconoscimenti fotografici, hanno portato gli inquirenti ad attribuire ai quattro (almeno altre 6 persone sono indagate in concorso per tentato omicidio) le responsabilità del blitz in cui è stata colpita a calci anche la fidanzata.

Il gip, oltre a sottolineare la elevata capacità criminale dei fermati, ha riconosciuto l'aggravante dell'aver agito per motivi abietti (in quanto discriminatori) e futili per quella minaccia ("sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo") che lo stesso Niccolò ha sentito. Un tassista, infine, ha spiegato di aver caricato in auto due degli aggressori, ancora sporchi di sangue, e uno avrebbe detto «ti giuro (...) posso ammazzare».

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