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UCRAINA / RUSSIAGrano ucraino, se l'accordo "annega" nel Mar Nero

18.06.23 - 14:30
Il malcontento di Mosca, l'operazione "simpatia" di Putin verso il Sud globale e le conseguenze se Mosca non rinnova l'intesa: il punto
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Grano ucraino, se l'accordo "annega" nel Mar Nero
Il malcontento di Mosca, l'operazione "simpatia" di Putin verso il Sud globale e le conseguenze se Mosca non rinnova l'intesa: il punto

MOSCA - È una questione di grano. Nel senso più letterale del termine. E di riflesso, anche in senso metaforico. Quel grano che, dopo essere stato sbloccato dalle coste ucraine attraverso la mediazione turca l'estate scorsa, potrebbe ritrovarsi di nuovo in stallo nel giro di qualche settimana.

Andiamo con ordine. Il suddetto accordo siglato tra Mosca e Kiev, via Ankara, per esportare il cereale dalle coste ucraine è stato rinnovato solo poche settimane fa, per un periodo di sessanta giorni, e scadrà ora il 17 luglio. Mosca però sembra non intenzionata ad andare oltre. Le parole pronunciate del presidente russo Vladimir Putin in settimana non sono state percepite come l'ennesimo bluff. «L'Occidente ci ha ingannati», riferendosi agli ostacoli interposti tra la Russia e le sue esportazioni di prodotti agricoli che, lo ricordiamo, un'intesa sottoscritta in parallelo all'accordo sul grano avrebbe dovuto abbattere.

Il nodo
Qui occorre aprire una breve parentesi. Tutto l'export di generi alimentari, al pari delle forniture di prodotti fertilizzanti, provenienti dalla Russia non è soggetto ad alcuna sanzione. Le barriere abbassate da queste ultime ostruiscono però, anche se indirettamente, quelli stessi canali verso l'esterno del paese. Ne sono infatti toccati i sistemi di pagamento, le assicurazioni così come il settore della logistica e delle spedizioni. E le garanzie offerte dalle Nazioni Unite nell'ambito dell'accordo hanno infatti lo scopo di azzerare questi ostacoli. Non senza oggettive difficoltà. Il portavoce del segretario dell'ONU, Stéphane Dujarric, ha dichiarato pochi giorni fa, citato da Reuters, che «negli ultimi mesi sono stati fatti progressi importanti» e che «nonostante vi siano ancora sfide considerevoli, non sarà lesinato alcuno sforzo per superare questi ostacoli».

Per Mosca non è abbastanza. E anzi, il Cremlino ha inviato per iscritto ai vertici delle Nazioni Unite le proprie richieste. Nella lettera, risalente al mese di marzo, la Russia chiedeva, tra le altre cose, che la Rosselkhozbank - la Banca Agricola Russa - fosse riallacciata al sistema di pagamento SWIFT e il ripristino delle sue esportazioni - via gasdotto da Togliatti a Pvdenny, vicino a Odessa - di ammoniaca.

Un'operazione "simpatia"
Torniamo a oggi. E alle parole di Putin. Perché oltre al sottile velo di propaganda - che avvolge ogni comunicazione proveniente dai due versanti del fronte - ci sono da considerare anche le tempistiche. Gli effetti salvifici dell'accordo sul grano hanno ricadute massicce soprattutto per il cosiddetto Sud globale. Degli oltre 30 milioni di tonnellate di grano esportate dallo scorso luglio alla metà di maggio, il 64% - stando ai dati dell'Unione europea - è stato destinato a paesi in via di sviluppo. E lo "zar" ha detto ciò che ha detto proprio nei giorni in cui una delegazione di leader di diversi paesi africani ha fatto visita prima a Kiev e poi a Mosca. In ballo, ha osservato Dario Fabbri, direttore della rivista Domino, in una sua analisi, «c'è la cosiddetta simpatia, l'inclinazione del Sud globale» che, non va dimenticato, costituisce la maggioranza dell'umanità. «Ebbene, questa maggioranza è schierata soprattutto con la Russia in questa guerra, o perlomeno non ne ha condannato l'invasione» in Ucraina, «non applica le sanzioni ai danni di Mosca e non si è mai davvero professata in favore dei diritti di un Paese aggredito come l'Ucraina».

E se l'accordo non viene prolungato?
L'intesa raggiunta l'anno scorso ha consentito di mitigare l'aumento dei prezzi innescato dall'invasione dell'Ucraina e a riportarlo a terra. Attualmente, i prezzi sono infatti in linea con quelli registrati nel gennaio 2022. Se però la retromarcia russa dovesse confermarsi, e l'accordo dovesse così annegare nelle acque del Mar Nero, le conseguenze dirette sarebbero ovvie: i prezzi tornerebbero a salire repentinamente, soffiando sul fuoco dell'inflazione e andando a minacciare la sicurezza alimentare di molti paesi in via di sviluppo.

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