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«Non si dovrebbe morire così»

LUGANO«Non si dovrebbe morire così»

20.02.24 - 06:30
Parla un addetto alla sicurezza stradale. «Lugano fa molto per prevenire gli incidenti. Ma gli automobilisti sono stressati e nervosi»
Davide Giordano
«Non si dovrebbe morire così»
Parla un addetto alla sicurezza stradale. «Lugano fa molto per prevenire gli incidenti. Ma gli automobilisti sono stressati e nervosi»

LUGANO - «È stata veramente una tragedia. Ancora oggi non me ne capacito. Non si dovrebbe mai morire così». Commenta in questo modo Michela* la scomparsa del collega, deceduto dopo essere stato travolto da uno scooter lo scorso sabato mattina, in via Zurigo a Lugano. L'uomo, un 60enne italiano domiciliato nel Luganese, è stato urtato in prossimità di un restringimento stradale mentre si trovava al centro della carreggiata per regolare il traffico per conto di una società di vigilanza.

Come lui, Michela, è un'addetta alla gestione del traffico, una dei tanti che ogni giorno incontriamo sulle strade del cantone e che hanno l'incarico e il delicato compito di dirigere le auto in presenza di cantieri, potatura di alberi o, semplicemente, per consentire l'attraversamento pedonale in prossimità delle scuole in tutta sicurezza.

Non si è fatta un'idea di quanto accaduto sabato mattina: «Mai me lo sarei aspettato». Ammette poi: «Stamane, per la prima volta, ho pensato di voler cambiare lavoro. Mi piace molto, ma vorrei avere ancora qualche anno per godermi la vita».

Ci racconta che catturare l'attenzione di automobilisti e motociclisti spesso può essere davvero difficile. Ultimamente «ne succedono davvero tante». «Basta una distrazione da parte nostra o da parte degli automobilisti per mettere a rischio la vita propria e degli altri». «Tutti vanno di fretta: tanti insultano o tentano di arrivare alle mani. Altri sembrano non vederci, nonostante la divisa fosforescente. Devo mettermi a urlare per farmi notare. È un lavoro molto rischioso», dice.

E se dovesse indicare una delle cause che più distraggono chi è alla guida: senza ombra di dubbio «il telefonino. Tanta gente è convinta di riuscire a guidare e di poterlo usare contemporaneamente, non rendendosi conto che l'auto è un'arma letale».

Le chiediamo dunque se ha mai avuto paura. «A volte sono tornata a casa ancora con l'adrenalina a mille, sarebbe potuto accadere anche a me quello che è successo sabato mattina».

Spiega poi che l'azienda per la quale lavora è molto presente: dal processo formativo al supporto sulla strada. Verificano, anche con controlli a sorpresa, il rispetto delle regole. Secondo Michela, inoltre, a Lugano si fa già molto per prevenire gli incidenti, ad esempio con le zone 30. «Coloro che devono migliorare - afferma con decisione - sono le persone alla guida. Sono troppo stressate, troppo nervose», rimarca.

Intanto, una vita sabato scorso è stata spezzata e solo l'inchiesta della Polizia potrà stabilire le cause e l'esatta dinamica che hanno portato il 60enne a perdere la vita.

*nome noto alla redazione

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