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SVIZZERA«La Svizzera torni a promuovere la pace»

05.03.24 - 09:29
La lettera aperta dei Giovani Verdi Svizzera al Consiglio federale perché si assuma le proprie responsabilità verso il popolo palestinese.
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Fonte Giovani Verdi Svizzera
«La Svizzera torni a promuovere la pace»
La lettera aperta dei Giovani Verdi Svizzera al Consiglio federale perché si assuma le proprie responsabilità verso il popolo palestinese.

BERNA - «Dov'è la Svizzera che si impegna attivamente per la pace?». In una lettera aperta dei Giovani Verdi Svizzera chiedono al Consiglio federale di assumersi le proprie responsabilità nei confronti del popolo palestinese che dal 7 ottobre continua a subire l'eterna guerra tra Hamas e Israele. «Chiediamo al Consiglio federale di continuare a chiedere un cessate al fuoco immediato e inequivocabile per porre fine a questo genocidio e allo sfollamento forzato della popolazione palestinese», scrivono. Esortando a utilizzare «tutti i canali diplomatici a disposizione», poiché notano «una totale mancanza di volontà di presentare la Svizzera come possibile mediatore».

E continuano: «La neutralità della Svizzera vi permette di chiudere un occhio sui crimini di guerra e i crimini contro l'umanità in corso a Gaza? No. In quanto firmatari di trattati internazionali, noi - e voi, il Consiglio federale - abbiamo il dovere di rispettarli e, come minimo, di non tollerare che vengano violati». «Ricordiamo al Consiglio federale le parole pronunciate dal Consiglio nazionale nel 2000 durante la guerra nell'Europa orientale: "La legge sulla neutralità non limita né vieta in alcun modo la fornitura di assistenza umanitaria da parte di un Paese neutrale alle popolazioni civili"».

Chiedono poi al capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), Ignazio Cassis, «di mettere in atto i mezzi necessari per garantire che il governo israeliano interrompa la sua offensiva omicida e che rispetti finalmente il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione». E se fosse necessario invitano a esplorare le opportunità «di tagliare unilateralmente i ponti e revocare gli accordi economici e culturali. È vergognoso - tuonano - che il DFAE si vanti della "diplomazia verde" con uno Stato che da anni è accusato del reato di apartheid».

«La Svizzera - concludono - deve riconquistare il suo posto nella diplomazia internazionale, promuovere la pace e garantire l'applicazione delle Convenzioni di Ginevra».

Il testo integrale della lettera

Cari membri del Consiglio federale,

Dal 1948, il governo israeliano ha ripetutamente compiuto atti di colonizzazione, massacri e sfollamento forzato del popolo palestinese. Dal 7 ottobre, più di 29.782 palestinesi sono stati uccisi dal governo israeliano. Questo drammatico conteggio ufficiale non comprende le migliaia di vittime ancora sepolte sotto le macerie degli edifici bombardati. Chiediamo al Consiglio federale di continuare a chiedere un cessate il fuoco immediato e inequivocabile per porre fine a questo genocidio e allo sfollamento forzato della popolazione palestinese. A tal fine, vi esortiamo a utilizzare tutti i canali diplomatici a vostra disposizione, nei confronti di ogni Paese, istituzione e organizzazione le cui azioni influenzano gli atti di genocidio.

Notiamo con orrore la totale mancanza di volontà di presentare la Svizzera come possibile mediatore. I presunti buoni uffici della Confederazione sembrano appartenere a un'epoca passata. Dov'è la Svizzera che si impegna attivamente per la pace? Decidendo di non assumere una posizione diplomaticamente credibile, la Svizzera mette a repentaglio la sua plausibilità come promotrice della pace nel mondo. Chiediamo al Consiglio federale di sostenere le denunce del Sudafrica contro lo Stato di Israele. Dopo la sentenza della Corte internazionale di giustizia del 26.01.24, Israele ha nuovamente ucciso centinaia di civili innocenti nella più completa impunità.

La neutralità della Svizzera vi permette di chiudere un occhio sui crimini di guerra e i crimini contro l'umanità in corso a Gaza? No. In quanto firmatari di trattati internazionali, noi - e voi, il Consiglio federale - abbiamo il dovere di rispettarli e, come minimo, di non tollerare che vengano violati.
Tuttavia, non possiamo che constatare il vostro silenzio e la vostra cecità di fronte a quanto sta accadendo. In nome della neutralità? No, questo atteggiamento di laissez-faire è soprattutto una strategia commerciale di evitamento. Poiché la storia si ripete, questi periodi di conflitto permettono alla Svizzera di trasformare la sua neutralità in una vera e propria slot machine: nel 1941, il 14% del volume delle esportazioni totali del Paese era costituito da armi e munizioni (si noti che "l'84% di questo importo riguardava consegne alla Germania e all'Asse. Solo l'8% era stato consegnato agli Alleati e ai Paesi neutrali"). Ricordiamo al Consiglio federale i principi della Convenzione sui diritti e i doveri delle potenze e delle persone neutrali in tempo di guerra terrestre, che ha ratificato e che non impone certo ai Paesi neutrali di vietare l'esportazione di materiale bellico ai belligeranti, ma deve garantire che tali esportazioni siano uniformi tra i belligeranti (articoli 7 e 9).
Va detto che la Svizzera non rispetta questo principio. Ci opponiamo a questa strumentalizzazione della neutralità svizzera e chiediamo al Consiglio federale di onorarla, smettendo di agire con due pesi e due misure e non rispettando inequivocabilmente il diritto internazionale.

Per tutti questi motivi, chiediamo al Consiglio federale di sostenere le organizzazioni umanitarie nella Striscia di Gaza, invece di ridurre le loro risorse, che sono essenziali per la sopravvivenza del popolo palestinese. In questo spirito, chiediamo alla Svizzera di esigere con fermezza la presenza e il passaggio degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Ricordiamo al Consiglio federale le parole pronunciate dal Consiglio nazionale nel 2000 durante la guerra nell'Europa orientale: "La legge sulla neutralità non limita né vieta in alcun modo la fornitura di assistenza umanitaria da parte di un Paese neutrale alle popolazioni civili.
Allo stesso modo, abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per fermare questo massacro di civili. In quanto ambasciatrice dei diritti umani, la Svizzera ha il dovere di denunciare i regimi che violano questi diritti fondamentali.

Chiediamo al Consiglio federale, e in particolare al capo del DFAE, di mettere in atto i mezzi necessari per garantire che il governo israeliano interrompa la sua offensiva omicida e, a lungo termine, rispetti finalmente il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione. Poiché Israele è il quarto partner commerciale della Svizzera in Medio Oriente, le opportunità di tagliare unilateralmente i ponti e revocare gli accordi economici e culturali sono numerose e vanno esplorate. È vergognoso che il DFAE si vanti della "diplomazia verde" con uno Stato che da anni è accusato del reato di apartheid.

Cari membri del Consiglio federale, vi scriviamo per chiedervi di interrompere ogni collaborazione con regimi che violano i diritti umani. La Svizzera deve riconquistare il suo posto nella diplomazia internazionale. Deve promuovere la pace e garantire l'applicazione delle Convenzioni di Ginevra.

(tradotta dal francese)

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