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Valute e FrontiereTassa sulla sanità Italia: chieste a Berna verifiche sul rispetto dell'accordo sul frontalierato

25.01.24 - 09:00
 
CambiaValute.ch
Tassa sulla sanità Italia: chieste a Berna verifiche sul rispetto dell'accordo sul frontalierato

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La "tassa sulla sanità" applicata ai vecchi frontalieri per compartecipare al sistema sanitario italiano potrebbe violare le regole stabilite nell'accordo fiscale tra Italia e Svizzera che prevede una sola tassazione per i vecchi frontalieri

Non smette di far discutere la "tassa sulla salute" introdotta dal Governo italiano nella Legge di bilancio varata a fine dicembre. Molte le critiche che sono state mosse al provvedimento ancora prima che diventasse legge (ne abbiamo parlato nell'articolo: "Tassa sulla sanità italiana: ora anche i vecchi frontalieri sono scontenti") tanto che già da ottobre i sindacati ne avevano richiesto lo stralcio.

In questa nuova puntata della sfida tra Italia e Svizzera sono stati gli industriali del Ticino a muoversi. L’Associazione delle industrie ticinesi (AITI) ha richiesto a Berna una verifica di legittimità della legge.

Perché viene richiesta una verifica?

La "tassa sulla sanità" è un provvedimento inserito dal Governo italiano nella Legge di bilancio. Con i proventi si vorrebbero aumentare gli stipendi di medici e infermieri così da evitarne la fuga oltreconfine. Il pagamento è richiesto ai "vecchi frontalieri" per una cifra compresa tra il 3% e il 6% dello stipendio netto, con un tetto massimo pari a 200 euro. La tassa è stata inserita nella manovra finanziaria senza discuterne con i cantoni e i comuni di confine e ciò ha immediatamente acceso la miccia delle polemiche.

Una delle critiche maggiori mosse alla normativa è che violi gli accordi firmati tra Svizzera e Italia sulla fiscalità dei lavoratori frontalieri, accordi che vietano la doppia imposizione fiscale. Di fatto, secondo gli accordi, i "vecchi frontalieri" mantengono il pagamento delle tasse esclusivamente in Svizzera, mentre la "tassa sulla sanità" da pagare in Italia farebbe scattare un meccanismo di doppia imposizione.

Per questo motivo Aiti ha scritto una lettera a Berna per chiedere una verifica della legittimità della norma. Richiesta che fa seguito a quella avanzata a Roma dai sindacati italiani CGIL, CISL e UIL, appoggiati dai sindacati svizzeri UNIA e OCST, che hanno definito il provvedimento "iniquo, ingiustificato, intempestivo e, verosimilmente, illegittimo". Illegittimo anche perché va contro il principio di universalità del sistema sanitario nazionale che dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla propria condizione. Desta inoltre preoccupazione la possibilità della ricaduta negativa che la tassa potrebbe provocare sulla competitività delle aziende del Ticino che già faticano a trovare manodopera qualificata.

Chi la considera una "giusta compensazione"

Mentre i sindacati CGIL, CISL, UIL, UNIA, OCST e l’Associazione degli industriali ticinesi combattono la loro battaglia per evidenziare la incostituzionalità e illegittimità della tassa, di tutt'altro avviso è l'assessore regionale al welfare della Regione Lombardia Guido Bertolaso che l'ha definita una "giusta compensazione" per gli investimenti nella formazione persi a causa della fuoriuscita del personale medico che va a lavorare in Svizzera.

Il pensiero di Bertolaso ha scatenato ulteriori polemiche tra chi sostiene che per evitare la fuga di camici bianchi sarebbe auspicabile pensare a misure di sostegno alla categoria e lavorare per garantire condizioni di lavoro migliori e più appetibili. L'opposizione non manca di far notare che con il meccanismo dei ristorni sono consistenti le risorse che arrivano in Italia dalle tasse pagate in Svizzera proprio dai frontalieri. Intanto sono oltre sei mila le firme raccolte dalla petizione online su Change.org lanciata il 5 gennaio contro la tassa.

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Questo articolo è stato realizzato da CambiaValute.ch, non fa parte del contenuto redazionale.
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