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Lugano's Plan ₿Scolpire la libertà di espressione

12.10.23 - 06:30
Lugano’s Plan ₿
Scolpire la libertà di espressione

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Davide Dormino porterà a Lugano, in forma bronzea, tre icone del pensiero libero contemporaneo: Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning.

Libertà finanziaria, libertà di parola: è il messaggio chiave su cui si impernia il Plan ₿ Forum. L’evento di venerdì 20 e sabato 21 ottobre sarà la cristallizzazione di questi due concetti, attirando a Lugano esperti, attivisti e creativi da tutto il mondo per affermare messaggi, idee e principi caratterizzati e accomunati da una visione decentralizzata della finanza e del diritto di espressione, che pone Bitcoin, la blockchain e le tecnologie P2P quali mezzi ideali per darvi concretezza. Nei giorni e negli orari dell’evento, saranno tantissime le manifestazioni che seguiranno questa direzione. Tra queste, è destinata ad attirare forte attenzione “Anything to Say? A monument to courage”, la scultura itinerante in bronzo, creata da Davide Dormino, che ha già fatto il giro di tutta Europa - in ben 22 capitali del “Vecchio Continente” - arrivando persino in Australia: verrà installata davanti a Villa Ciani, una delle tre location - con il Palazzo dei Congressi e l’Asilo Ciani - in cui si svolgerà l’attesa manifestazione annuale. Di cosa si tratta? Di un’opera d’arte, appunto, raffigurante tre personaggi statunitensi ma estremamente noti a livello mondiale, come Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning, che nell’installazione sono raffigurati in piedi su tre rispettive sedie, accanto a una quarta, che però è vuota, proprio per creare una “relazione” tra la scultura e le persone che la incontrano. 

Per meglio chiarire quest’ultimo passaggio, e per farci raccontare l'origine e la struttura di questo progetto artistico, abbiamo intervistato il suo creatore, pronto, la prossima settimana, a raggiungere per la prima volta anche Lugano.

 

Anything to Say? 

«Nella mia testa quest’opera è nata nel 2013, 10 anni fa. Avvertivo l’esigenza e il desiderio di omaggiare la storia di Wikileaks, cristallizzandola in qualcosa che potesse lasciare una traccia nel tempo. Allora ho buttato giù uno schizzo, disegnando di getto, su un pezzo di carta, questi tre personaggi che sono fondamentalmente dei dissidenti, ma in un’accezione positiva».

 

Cioè?

«Snowden, Assange e Manning sono tre icone che grazie al loro impegno hanno permesso a persone comuni, come noi, di avere accesso a materiale di interesse pubblico che ha rivelato tutta una serie di distorsioni che caratterizzano l’azione, e quindi la geopolitica, di vari governi in tutto il mondo. Storture e segreti che ci hanno dato la possibilità di comprendere alcune dinamiche che erano state tenute nascoste e che, una volta messe a nudo, ci hanno permesso di comprendere meglio cosa accade alle nostre spalle e perché. Ecco, il dissidente è quello che scardina lo status quo, per questo risulta scomodo».

 

Da qui l’idea della scultura…. 

«Sì, esatto: dal mio punto di vista, un episodio così rivoluzionario meritava una visibilità e una corporeità che fossero proporzionati alla sua importanza. Volevo, insomma, rendere “concreta” l’azione di questi tre dissidenti che hanno avuto il coraggio di alzarsi in piedi dove la massa si siede». 

 

Ecco spiegato il concetto delle sedie su cui i tre personaggi sono raffigurati, ma in piedi…

«Già, e ho scelto non a caso di utilizzare il codice della scultura pubblica. Di solito le sculture sono su un piedistallo - chiaramente per essere ammirate - e sono sempre dedicate a personaggi morti. In questo caso, tutti gli elementi vanno nella direzione opposta: l’opera racconta l’azione di tre persone che vivono ancora oggi e, inoltre, non ha un piedistallo, perché è deliberatamente posta sul livello della strada, proprio per dare alle persone la possibilità di colmare quella quarta sedia vuota, che è poi il “pezzo mancante” che ogni opera d’arte dovrebbe avere. Nel caso in questione, quella è una sedia vuota pensata per consentire alla gente di salirci su in piedi, perché stare in piedi è quello che fanno le persone che hanno qualcosa da dire. Del resto, tutto ciò che è comodo solitamente atrofizza, soprattutto al livello del pensiero».

 

Dopo l’idea della scultura, cos’è successo?

«Servivano i soldi per realizzarla, chiaramente, e li ho raccolti lanciando un crowdfunding, un mezzo utile anche per capire quanto la gente fosse sensibile al tema chiave attorno a cui ruotava la mia idea, e se quindi tutto questo potesse avere un senso per la collettività. Con fatica, abbiamo raccolto centomila euro e ho così dato vita alla scultura, esponendola per la prima volta nel 2015, a Berlino, nell’Alexanderplatz. Da lì è scattato un circuito itinerante che mi ha consentito di far girare la scultura in tutto il continente europeo e oltre». 

 

Ora l’opera d’arte approda a Lugano…

«Credo sia un passaggio molto significativo, considerato il percorso rivoluzionario intrapreso dalla città grazie al Plan ₿. L’opera arriva nel contesto e nel posto ideali, considerando, tra le tante opportunità offerte dal Forum, la presenza, per il secondo anno consecutivo, di volti notissimi delle battaglie contro gli autoritarismi e a favore della libertà di parola».

 

Tra questi, ci saranno anche la moglie, il padre e il fratello di Julian Assange…

«Sì, infatti per me è una sorta di cerchio che si chiude attorno a una battaglia di idee in cui mi riconosco e che ho voluto omaggiare a modo mio, appunto con quest’opera. Del resto, l’arte è quel mezzo espressivo che ti dà la possibilità di raccontare e di riconoscere la realtà, mostrandoci con nuovi occhi il tempo che stiamo vivendo. L’arte ci dà la possibilità di entrare in connessione con noi stessi: è un’arma di costruzione di massa critica».

 

Giovedì 19 ottobre, dalle 15.30, all’esterno di Villa Ciani verrà presentata la scultura e contestualmente si svolgerà una lezione, aperta al pubblico, di cui saranno protagonisti Stella Assange, John Shipton e Gabriel Shipton - rispettivamente moglie, padre e fratello del fondatore di Wikileaks - che sarà moderata da Matthew Hibberd, professore dell'Istituto di Media e Giornalismo dell’Università della Svizzera Italiana, in rappresentanza della quale parteciperanno all’evento anche gli studenti del corso “The Platform Society”.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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