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RUSSIAL'ennesimo «apocalisse nucleare» dell'ex presidente russo

04.07.23 - 12:30
Dmitry Medvedev è tornato su Telegram con la sua retorica incendiaria. Il tema? L'escalation nucleare («probabile», a suo dire) in Ucraina
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L'ennesimo «apocalisse nucleare» dell'ex presidente russo
Dmitry Medvedev è tornato su Telegram con la sua retorica incendiaria. Il tema? L'escalation nucleare («probabile», a suo dire) in Ucraina

MOSCA - L'ex presidente russo Dmitry Medvedev è tornato a intonare i suoi ringhi. E lo ha fatto - come di consueto, su Telegram - dopo qualche giorno di silenzio "forzato" dalla delicata situazione legata ai mercenari del gruppo Wagner, rapidamente derubricata - perlomeno nei confini della Federazione - da tentata ribellione, con un filo di retrogusto di "golpe", a incidente da dimenticare. Il tema? L'escalation nucleare del conflitto in Ucraina, a suo dire ormai non solo possibile ma «del tutto probabile».

Anzi, volendo usare le stesse parole, l'ex delfino di Putin ha proprio parlato di «Apocalisse nucleare»; mettendo la sua teoria in equilibrio su due binari, che citiamo testualmente. «Primo. Il mondo attraversa una fase di confronto molto più grave di quella della crisi dei Caraibi - meglio nota come la crisi dei missili di Cuba, nell'ottobre del 1962 -, perché i nostri avversari hanno deciso di sconfiggere la più grande potenza nucleare, la Russia». E per questo, Medvedev gli dedica l'appellativo di «imbecilli squattrinati».

Il secondo, un po' più scricchiolante, è «banale» ed è il fatto che «le armi nucleari sono già state utilizzate, sapete da chi e dove, e quindi non c'è alcun tabù». Un richiamo diretto a Hiroshima, che fa sembrare l'ex presidente russo - quello che si era affacciato al mondo occidentale vestendo (inediti) panni liberali - a tutti gli effetti come una di quelle caricature del russo "brutto e cattivo" che nel cinema degli anni '90 era l'antagonista per antonomasia in nove film d'azione, ovviamente a stelle strisce, su dieci.

Ma «cosa diavolo è successo a Dmitry Medvedev?»; la domanda è quantomai lecita. Ed è parte del titolo di un lungo ritratto che la testata russa indipendente Meduza gli ha dedicato, tracciando la parabola di quella speranza, risalente a poco più di un decennio fa - e immortalata mentre affondava i denti in un succoso hamburger con l'allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama -, che prima si è persa nelle nebbie, per poi implodere con l'inizio dell'invasione russa in Ucraina. Ma la "caduta" per Medvedev è stata soprattutto interna. E sofferta. È rimasto ufficialmente alla testa del partito Russia Unita, ma è una carica che conta relativamente, come si può ben immaginare. E l'ecosistema del Consiglio di sicurezza (di cui è vice presidente), stando a quanto riporta Meduza, non è dei più ospitali per lui. «Medvedev è stato sbattuto nell'ambiente più ostile in assoluto».

Umiliato, de facto, dalle decisioni di Putin e politicamente sminuito, Medvedev ha trovato nella guerra in Ucraina, e nel ritorno a un mondo spaccato in due blocchi, un binario per risalire. Nelle preferenze della popolazione e nelle gerarchie. «Sarebbe stato il rappresentante più naturale della contro-élite che si oppone a Putin. Tutto ciò che fa è per allontanare ogni sospetto in questo senso, dimostrando così a Putin che è al di sopra di ogni sospetto e all'Occidente che non ha nulla da offrire a loro», ha affermato alla testata russa l'analista politico Nikolai Petrov. Inoltre, fonti vicine al Cremlino assicurano che anche le alte sfere di Mosca «si sono abituate ormai» alla retorica incendiaria dell'ex presidente. Che, in sostanza, le sue sparate non vengono prese con grande serietà. E comunque, aggiungono, il suo pensiero è per buona parte in linea con quello di Vladimir Putin.

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