Più lavoro per tutti con 35 ore invece di 42. E più tempo libero: «Un'idea fantastica»
LUGANO - Una settimana da trentacinque ore di lavoro, invece di 42. Per la maggioranza dei ticinesi sarebbe, semplicemente, «fantastica: finalmente avrei il tempo libero che mi serve». Per un'altra fetta abbondante di popolazione, fra cui anche chi toccato sul vivo, diventerebbe inoltre «una soluzione alla disoccupazione», ripartendo il lavoro su più persone.
Uno su 5 è ancora scettico - Solo uno su cinque o neanche (18%) la considera un errore e dice che, fosse possibile, «qualcuno ci avrebbe già pensato». C'è chi ne ha anche un po' di paura e teme che, troppo abituato ormai ad altri ritmi, finirebbe con l'annoiarsi, nel 2% dei casi. Nel complesso, però, l'idea di togliere sette ore di lavoro alla settimana, guadagnandone più di una al giorno da dedicare alla famiglia o a se stessi e ai propri hobby, convince l'80% dei lettori di tio.ch, disposti a rinunciare a una pari percentuale di stipendio pur di godersi un po' di più la vita.
Lavorare gratis? Ora basta - Un entusiasmo che si comprende meglio soprattutto se si considera il fatto che, nella maggioranza dei casi, le 42 ore sono una soglia che sta solo scritta sul contratto. Una persona su due giura di sforarla abitualmente, spesso senza neppure riceverne remunerazione. Nessuno spazio in busta paga, niente compenso straordinario: non è una sorpresa, ma una notizia che di tanto in tanto si riverbera sui quotidiani, qui come al di là dei confini, in Europa come negli Stati Uniti. Si lavora sempre di più, ma gratis, a incrementare una produttività che resta fuori dalle classifiche.
Noi, incapaci di staccare - Ecco dunque spiegato perché, nonostante il calo di ore lavorate da cinquant'anni a questa parte, che spinge la Svizzera nella parte bassa della graduatoria mondiale e fra i Paesi che lavorano meno (1.562 ore in media all'anno), la sensazione è di non avere mai tempo abbastanza. Non è solo colpa di internet e dell'incapacità di staccare davvero, condizionati a controllare mail e/o scartoffie virtuali anche a casa. È che spesso non si stacca proprio, neanche pro forma.
Rendere a ogni costo, che stress - Chi si attiene in maniera quasi pedissequa alle 42 ore, vuoi per principio vuoi perché non ha alternative, è una persona su quattro. Il 50% invece lamenta non solo il carico aggiuntivo, ma l'incapacità di dichiararlo e farsi almeno quantificare in soldoni lo stess. Anche se poi, osserva Equalizer su tio.ch, «il dettaglio non da poco sta anche nel fatto che oggi in Svizzera devi rendere per 2.500 ore in 1.500, con il risultato che uno/a arriva a casa sfinito».