Non si sono fatte attendere le reazioni al robusto "Sì" dei ticinesi all'iniziativa popolare che chiede la precedenza ai lavoratori residenti. Della Vedova: "Ulteriore segnale nazionalista in Europa"
BELLINZONA - In Italia il risultato della votazione ticinese sull'iniziativa popolare "Prima i nostri", non ha mancato di suscitare reazioni politiche che alimentano di nuovo un dibattito ormai antico. Da una parte il Ticino, cantone la cui industrializzazione è stata favorita storicamente dalle infrastrutture della Confederazione (si pensi alla Posta e alle FFS) e, più recentemente, dall'arrivo di iniziative imprenditoriali estere, attirate sostanzialmente dal fisco più conveniente e dalla possibilità di poter attingere ad un vasto bacino di manodopera flessibile e a minor costo rispetto ai tenori di vita elvetici. Una situazione che, inevitabilmente, ha creato disagi tra molti lavoratori residenti in Ticino, che si sono visti fuori mercato, dati anche lo smantellamento dei contratti collettivi e le politiche neo-liberiste coincise con l'apertura delle frontiere. La disoccupazione, se in termini percentuali ufficiali (secondo il sistema Seco, e non il sistema di rilevamento Ilo) si ferma al 3,1, in termini reali vede un aumento importante di persone che ricorrono all'assistenza sociale perché escluse dal tessuto economico produttivo.
Il caso friulano - Dall'altra l'Italia, che guarda con grande interesse alle vicende politiche ticinesi, ma che si ritrova anch'essa confrontata, in Friuli Venezia Giulia, nella sua regione orientale ai confini con la Slovenia, con 10mila frontalieri sloveni e croati di cui molti, 9 su dieci secondo i sindacati italiani, assunti in nero. Due anni fa, inoltre, l'Italia ha introdotto misure per limitare l'entrata di frontalieri croati in Italia.
Lara Comi minaccia la Svizzera - Lara Comi, eurodeputata e vicepresidente del Gruppo PPE, in un tweet ha invitato gli imprenditori italiani con sede nel Canton Ticino a voltare le spalle alla Svizzera e tornare in Italia e ha chiesto all'Europa misure contro la Svizzera «nel caso in cui dovessero verificarsi atti discriminatori nei confronti dei lavoratori italiani».
Il valtellinese Della Vedova: «Scelta anti italiana» - Benedetto Della Vedova, senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto della Vedova, commentando il referendum elvetico su Facebook ha scritto: «C'è un Nord più a Nord. La scelta (di fatto) anti italiana degli elettori ticinesi è un ulteriore potente segnale del ripiegamento nazionalista in atto in Europa a seguito delle campagne di chiusura xenofoba di molti leader politici europei».
«In Ticino non vi è un allarme disoccupazione" - "In Ticino -aggiunge- non vi è un allarme disoccupazione e i lavoratori frontalieri italiani contribuiscono all'economia del cantone con le loro professionalità".
«Muri contro lo straniero a prescindere» - "La decisione di chiusura, che per produrre effetti dovrebbe essere codificata a Berna -sottolinea Della Vedova- non risponde ad una scelta razionale ma emotiva ed ideologica, l'ideologia della chiusura nazionalista, dei muri contro lo straniero 'a prescindere'. Nulla di diverso da quanto accaduto nel voto per la Brexit, in gran parte dovuto all'ostilità nei confronti dei lavoratori comunitari".
«C'è un nord più a nord» - "L'accesso al mercato dell'Unione Europea -prosegue- non può tollerare la limitazione alla circolazione dei lavoratori, non per ritorsione, ma perché senza questo non ci sarà la forza politica di mantenerlo. Un segnale anche per i nazionalisti italiani: se la si mette su quel piano, c'è un nord più a nord, pronto a discriminare i lombardi e i piemontesi senza tante remore", conclude Della Vedova.
La Svizzera non vuole I nostri frontalieri.ISOLIAMOLA: nostri imprenditori con sede nel Canton Ticino tornino in Italia @RobertoMaroni_