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SVIZZERALa Svizzera conferma il «no» al trattato per proibire le armi nucleari

27.03.24 - 12:29
Il Consiglio federale non cambia rotta e conferma la posizione già tenuta nel 2018 e 2019
Foto Deposit
Fonte ATS
La Svizzera conferma il «no» al trattato per proibire le armi nucleari
Il Consiglio federale non cambia rotta e conferma la posizione già tenuta nel 2018 e 2019

BERNA - La Svizzera continuerà a non aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). Nella seduta odierna, il Consiglio federale ha deciso che, al momento, non è necessario un cambio di rotta.

Ha quindi confermato la posizione tenuta in seguito alle valutazioni avvenute nel 2018 e nel 2019. L'Esecutivo ha ribadito di adoperarsi per «limitare i rischi legati alle armi nucleari e per elaborare futuri trattati di disarmo verificabili», si legge in un comunicato stampa. Ha anche ricordato quanto affermato dalla Svizzera dieci giorni fa in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, ovvero che «una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere combattuta».

La motivazione principale addotta dal Governo è che la Confederazione può contribuire maggiormente agli obiettivi legati alle armi atomiche, di cui sopra, nel quadro del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), a cui ha aderito nel 1977. L'accordo, a differenza del TPNW, vede la partecipazione di Stati dotati di armi atomiche, tra cui Stati Uniti, Russia e Cina.

Il Governo considera la partecipazione al TPNW nell'attuale contesto internazionale come «non nell'interesse della Svizzera». Ritiene inoltre che tale trattato abbia un impatto limitato poiché non è riconosciuto dagli Stati in possesso di armi nucleari e dalla stragrande maggioranza dei Paesi occidentali ed europei. È stato poi sottolineato che «l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari può essere concretizzato solo collaborando con gli Stati che le detengono, e non opponendosi a questi».

Nella seduta odierna, il Consiglio federale ha preso posizione dopo aver valutato il rapporto stilato dal gruppo di lavoro interdipartimentale (GLID), composto da rappresentanti di diversi dipartimenti federali, come quello degli affari esteri e della difesa. Nel documento «sono confluiti gli sviluppi della politica di sicurezza dal 2018, i risultati della conferenza di revisione sul TNP e le considerazioni di esperte ed esperti esterni», continua la nota.

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