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TURCHIAAutobomba a Diyarbakir, 3 morti e 45 feriti

10.05.16 - 16:13
L'ordigno è esploso in una zona centrale della città, teatro come la regione circostante della lotta tra il governo e il Pkk. Poliziotti e molti civili tra le vittime
Autobomba a Diyarbakir, 3 morti e 45 feriti
L'ordigno è esploso in una zona centrale della città, teatro come la regione circostante della lotta tra il governo e il Pkk. Poliziotti e molti civili tra le vittime

ISTANBUL - Non si ferma la scia del terrore in Turchia, sempre più stretta tra il conflitto con i curdi del Pkk e la minaccia dell'Isis. Un'autobomba è esplosa questo pomeriggio in una zona centrale di Diyarbakir, la 'capitale' curda nel sud-est del Paese, al passaggio di un bus della polizia, provocando 3 morti e 45 feriti.

A farla detonare a distanza, secondo le autorità, sono stati membri del Pkk. A bordo c'erano agenti e diversi militanti curdi fermati in precedenza, che venivano portati in ospedale per dei controlli sanitari di routine. Secondo le prime informazioni, sarebbero proprio 3 di loro le vittime dell'attacco, sollevando sospetti sul fatto che siano stati presi di mira perché pronti a collaborare con le autorità, mentre 12 poliziotti sono rimasti feriti. Il resto delle persone colpite sono altri 4 dei membri del Pkk che si trovavano a bordo del mezzo attaccato e 29 civili. Ferita anche una mamma e la sua bimba di appena un mese.

L'esplosione ha danneggiato diversi edifici nell'area, dove si trovano alcuni locali, un parco e una scuola, in cui però all'ora dell'attacco non c'erano più studenti. Poco dopo l'esplosione, come avviene regolarmente in Turchia, le autorità hanno imposto la censura sulla pubblicazione di notizie e immagini.

Un attacco che per modalità e obiettivi ricorda quello che a fine marzo uccise 7 poliziotti nei pressi della stazione dei bus, sempre a Diyarbakir. Il conflitto tra esercito e ribelli curdi nella regione non accenna a placarsi. Dalla scorsa estate, ci sono stati centinaia di morti su entrambi i fronti, con scontri che hanno messo a ferro e fuoco interi centri urbani, compreso quello della stessa Diyarbakir. Oggi l'Alto commissariato dell'Organizzazione delle nazioni unite (Onu) per i diritti umani aveva chiesto ad Ankara di permettere l'invio di osservatori nell'area, in modo da poter indagare da vicino sulle numerose denunce di civili uccisi deliberatamente dalle forze di sicurezza.

La lotta al terrorismo resta per la Turchia un tallone d'Achille, che rischia di farla inciampare anche nel cammino con l'Ue verso la liberalizzazione dei visti. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ribadito di non voler adeguare alle richieste di Bruxelles la normativa antiterrorismo, spingendo anzi per un'interpretazione più estensiva. Ankara vorrebbe mano libera per arrestare anche i "sostenitori dei terroristi", includendo se necessario giornalisti e accademici. Ma in attesa della decisione finale, sui visti l'Europa promette di non fare sconti.
 
 

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